Andrea Bocelli ricorda papa Francesco: «Mi sono sempre sentito piccolo e inadeguato davanti a lui. Era un uomo di poche, essenziali parole ma di grandi fatti»
«Una stella guida». Così Andrea Bocelli ricorda Papa Francesco, in un’intervista al Corriere della Sera nel giorno dei funerali in pizza San Pietro. Un gigante del Bene, racconta il tenore, che non ha solo segnato la storia della Chiesa, ma ha lasciato un’impronta profonda anche nella sua vita personale e nella missione della sua Fondazione benefica.
Bocelli ripercorre i momenti più intensi condivisi con il Pontefice: il primo incontro a Santa Marta, poco dopo l’elezione, con la piccola Virginia in braccio; la benedizione, gli incoraggiamenti. E quel consiglio, semplice ma incisivo, che ancora oggi guida l’attività della Andrea Bocelli Foundation: «Concentratevi su Haiti, una terra martoriata».
«Mi sono sentito piccolo e inadeguato davanti a lui», racconta Bocelli al Corriere. «Ma il suo sorriso e la sua bontà cancellavano ogni imbarazzo.» Anni dopo, tornò da Francesco con i piccoli coristi di Voices of Haiti, accolti da parole che il tenore non dimenticherà mai: «Siete belli e cantate benissimo».
A colpirlo di più, dice, è sempre stata l’intensità disarmante della sua bontà: «Il Bene non ha bisogno di parole, e Papa Francesco era un uomo di pochi, essenziali gesti.» Un’energia che Bocelli avverte ancora, come quando, nell’ultimo incontro in occasione del G7, il Papa lo salutò con dolcezza: «Andrea, perché non mi vieni mai a trovare?».
Ora che il mondo perde la voce che più di tutte invocava la pace, Bocelli sceglie l’ottimismo della fede: «Confido nella Divina Provvidenza e nel cuore degli uomini», spiega. Convinto che il vero modo di ricordare Papa Francesco sia raccogliere il suo testimone: «Sta a noi custodire il suo messaggio e impegnarci per migliorare il mondo». Anche attraverso la musica, che per Bocelli rimane il tramite più puro con il divino: «Ogni volta che il canto diventa preghiera, Papa Francesco continuerà a essere tra noi».
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