Lazio

Ancora una donna uccisa dal marito

Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all’uomo, tanto più l’uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende volgare, aggressivo, violento” (Michela Marzano, Insegnante universitaria, opinionista e scrittrice)

Nei telefilm gialli (qualcuno li chiama “crime stories”) la trama è sempre la stessa; c’è l’assassino (o l’assassina) che compie il delitto e ci sono l’investigatore e/o l’investigatrice (e le loro squadre di collaboratori) che ricostruiscono il delitto, partendo dalla sistemazione dei pezzi del puzzle della vita della vittima e arrivano così a catturare (meglio “assicurare alla giustizia”) il o la colpevole. In una di queste Serie, intitolata “Motive”, la vittima e l’assassino si conoscono già dalle prime scene e ai detectives (un uomo e una donna) tocca arrivare – attraverso l’individuazione del movente, appunto il “motive”) e tutta una serie di ragionamenti deduttivi, appoggiati da riscontri oggettivi – ad arrestare il o la colpevole. Pur se con qualche sfumatura differente, la trama è la stessa per tutte queste “crime stories” ed è la stessa cosa anche per la “categoria” di storie nere a cui appartiene quella di cui qui leggerete: i femminicidi.

Spesso, in questo spazio, ho scritto di donne abusate o uccise perché, come scrive la Marzano, volevano (e cercavano con tutte sè stesse) di affermare la loro eguaglianza all’uomo dal punto di vista dei diritti. 

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e di- ritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza “ (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Aricolo. 1, 10 Dicembre 1948).

E altrettanto spesso registro (e non io solo) la grande difficoltà che le donne trovano nel “completare l’impresa” della parità con gli uomini; difficoltà che purtroppo permette al contatore dei femminici di continuare a salire, inesorabilmente (se non ho perso il conto il femminicdio di cui leggerete appresso è il numero 50 di quest’anno. E mancano ancora quasi cinque mesi al 2025).

Dunque, ancora una donna uccisa dal marito. Ancora tre piccoli orfani che hanno assistito all’aggressione e alla morte della propria madre. Una donna che pensava sarebbe bastato allontanarsi dall’uomo che la maltrattava, da anni, ma che non aveva trovato il coraggio di denunciarlo. Quella donna, quella madre si chiamava Ana Cristina Duarte, 38 anni, di origini brasiliane, ma da anni in Italia. Ana aveva sposato il suo assasswino quattordici anni fa ed aveva più volte raccontato ai Carabinieri la sottoponeva a violenze, umiliazioni e abusi. I militari avevano ripetutamente provato a farle denunciare il marito ma  non erano riusciti a convincerla.

IL 1522 È NUMERO GRATUITO DI PUBBLICA UTILITÀ

Il 1522 è stato attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità con l’obbiettivo di sviluppare un’ampia azione di sistema per l’emersione e il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne. Nel 2009, con l’entrata in vigore della L.38/2009 modificata nel 2013 in tema di atti persecutori, ha iniziato un’azione di sostegno anche nei confronti delle vittime di stalking.

Il numero di pubblica utilità 1522 è attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile. L’accoglienza è disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo, arabo, farsi, albanese, russo ucraino, portoghese, polacco.

Le operatrici telefoniche dedicate al servizio forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale ed inseriti nella mappatura ufficiale della Presidenza del Consiglio – Dipartimento Pari Opportunità. Il 1522, attraverso il supporto alle vittime, sostiene l’emersione della domanda di aiuto, con assoluta garanzia di anonimato. I casi di violenza che rivestono carattere di emergenza vengono accolti con una specifica procedura tecnico-operativa condivisa con le Forze dell’Ordine.

www.1522.eu

Ana, si era allontanata da casa per le ennesime violenze del marito e – ai Carabinieri che l’avevano cercata per sapere il motivo di quell’allontanamento la donna aveva ancora raccontato e ancora non aveva voluto denunciare l’uomo. Il 7 Settembre scorso – rientrata a casa per ricedere i figli, di tre di 6, 12 e 14 anni – la donna al termine dell’ennesima lite è stata uccisa coltellate dal marito che, fuggito dopo il delitto, è stato catturato dai Carabinieri nei pressi dell’abitazione, situata nella piccola località di Colli al Metauro, nel Pesarese. Le urla della donna e le minacce dell’uomo avevano allertato i vicini che avevano chiamato i Carabinieri. Il loro intervento non è riuscito a salvare la donna, ferita gravemente e deceduta durante il trasporto in Ospedale, ma ha salvato la vita dei tre figli della coppia, sottraendoli alla furia omicida del padre.

Ora, per i tre figli di Ana è certamente finito l’incubo che hanno vissuto, ma resta il dolore e la solitudine per la morte della madre. Dunque, queste storie – come ho scritto in altre Note su questo argomento – annoverano, oltre alla vittima anche alcune altre vite fermate violentemente dal femminicida, quando non spezzate dalla stessa mani che ha ucciso la vittima femminile. Dunque, alla cosiddetta società civile (ovvero a noi tutti) resta il dovere di farci carico e prenderci cura di questi tre ragazzi (come delle tante altre vittime inconsapevoli di queste storie criminali) e di mostrare loro la possibilità concreta di una vita diversa e migliore che devono essere accompagnati ed aiutati a costruire.

RICORDIAMO CHE POCHI GIORNI FA …

Il 12 Settembre del 1943, dopo il discorso che Duccio Galimberti, famoso Avvocato di Cuneo, tenne dal terrazzo del suo Studio 12 antifascisti, tra cui lo stesso Galimberti, Dante Livio Bianco e Nuto Revelli, salirono alla Madonna del Colletto, altura sopra Cuneo, e poi ancora più in alto, al Paraloup. Era nato il primo nucleo partigiano che darà poi origine alla Banda Partigiana “Italia Libera”, di Giustizia e Libertà e insieme ai combattenti antifascisti di quei giorni a Roma sarà il primo nucleo combattente della Resistenza antinazifascista italiana.

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Nota: Duccio Galimberti, sarà ucciso dai fascisti a Centallo (Cuneo), il 3 Dicembre 1944. In sua memoria, nel 1952, Piero Calamandrei comporrà l’”Epigrafe ad ignominia” che inizia con le parole: “Lo avrai Camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani” e termina con la famosa espressione: “Ora e sempre Resistenza!”. L’Epigrafe, incisa su di una lapide, è affissa, dal 4 Dicembre del 1952, all’interno del Palazzo Comunale di Cuneo.


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