Ancona, sigarette spente sul compagno disabile. «Sei un fallito». Scatta la condanna bis
ANCONA Sputi, sigarette spente sulla pelle, foto intime scattate di nascosto e poi gli insulti: «Sei un pedofilo e un fallito». Il pesantissimo quadro accusatorio ricostruito dalla procura, nel febbraio del 2024, aveva portato alla condanna di una 53enne per maltrattamenti sull’ormai ex compagno, un 66enne, disabile psichico al 75%.
Il giudice Corrado Ascoli aveva inflitto una pena di quattro anni di reclusione. La stessa condanna è stata riconosciuta nei giorni scorsi dalla Corte d’Appello. Nessuno sconto all’imputata per i soprusi che il convivente aveva denunciato ai carabinieri della stazione di Brecce Bianche nel luglio del 2020 dopo un episodio: era stato bruciato al braccio da una sigaretta. Un gesto volontario, stando alla procura, che aveva commesso la donna in un momento di rabbia. Lui era finito al pronto soccorso con una prognosi di cinque giorni. Uscito dall’ospedale, era corso dai carabinieri, decidendo poi di interrompere la convivenza. I primi scricchiolii, stando a quanto emerso nel corso del processo di primo grado, sarebbero iniziati con la dipendenza dall’alcol della donna, all’epoca in cura al Sert.
I fatti
Il 66enne, parte civile con l’avvocato Jacopo Saccomani, sarebbe stato costretto a subire ripetutamente gli scatti d’ira e di violenza della compagna. «Sei una scimmia, fai schifo, sei un pedofilo», gli avrebbe urlato nei momenti di scarsa lucidità, quando beveva e perdeva il controllo. Lei lo avrebbe anche controllato in maniera ossessiva, impedendogli di uscire e, a volte, di dormire. Tanto che una volta, stando a quanto emerso, di notte gli aveva bloccato la gamba con il guinzaglio del cane. Questo perché lei soffriva di insonnia: il fatto che il compagno dormisse, sarebbe stato visto come un fastidio. La convivenza sarebbe stata così insopportabile che il 66enne sarebbe arrivato a barricarsi in salotto per dormire sul divano, anche se lei, per ripicca, gli impediva di riposare di notte, tra urla e calci alla porta, per poi accanirsi su di lui, prendendolo a pugni in più occasioni. Ci sarebbero stati anche degli sputi contro l’uomo. Agli inquirenti la vittima ha riferito un episodio particolare: la donna un giorno l’avrebbe minacciato di divulgare delle foto intime di lui, fatte a sua insaputa, mentre dormiva.
Le motivazioni
Stando alle motivazioni del giudice di primo grado, il 66enne sarebbero stato costretto a sopportare un «regime di vita vessatorio, mortificante e insostenibile». La donna ha sempre rigettato ogni contestazione. Ora non le rimane che giocare la carta della Corte di Cassazione.