Ancona, Rossi pronto a gestire i moli 19, 20 e 21. Garofalo: «C’è un’offerta di Morandi»
ANCONA – Porto–città, una relazione tanto profonda quanto complessa su cui si gioca una partita cruciale per lo sviluppo del capoluogo. Il nodo: lo spostamento dei traghetti alle banchine 19, 20 e 21 (nell’area ex Silos).
Il beneficio
icio«Un doppio beneficio per la città – commenta il sindaco Silvetti – l’allontanamento delle navi dai piedi del Guasco vuol dire una maggiore tutela ambientale e una migliore fruibilità del porto antico da parte dei cittadini». Linea politica che Silvetti ha vergato nero su bianco sul proprio documento programmatico e fatta inserire, poi, nel Dpss del porto e nelle osservazioni al Piano regolatore. Dunque uno scenario idilliaco quello che profila il sindaco, ma dietro il quale si sta per consumare un duello tra Rossi e Morandi, due dei maggiori player dello scalo.
Facciamo un passo indietro: martedì sera alla convention per i 165 anni del Corriere Adriatico, l’armatore Alberto Rossi ha spiazzato tutti annunciando che avanzerà «una manifestazione di interesse per la gestione delle banchine 19, 20 e 21». Un progetto imponente che prevede anche la realizzazione di un impianto fotovoltaico da 3 Mega di energia per consentire l’alimentazione delle navi in modalità green. Subito dopo l’outing di Rossi, il presidente dell’autorità portuale Vincenzo Garofalo non ha fatto una piega. Ora, però, svela che sulla sua scrivania è già arrivata un’altra offerta.
«Superfast (di cui agente generale sul territorio è Morandi Group, ndr) ha presentato tempo fa una manifestazione di interesse per quelle banchine». Ed ecco servito lo scontro: perché è vero che la procedura per l’affidamento dell’area è soggetta ad un bando in evidenza pubblica e dal principio concorrenziale – ciò significa che possono partecipare anche altri operatori – ma intanto, con la presentazione delle manifestazioni di interesse, Rossi e Morandi hanno fatto rispettivamente un passo avanti. Sugli obiettivi che si vorranno centrare con il bando, Garofalo è molto chiaro: «Abbiamo in mente di trasferire in quelle banchine più traghetti possibili». Per l’authority, il futuro concessionario dovrà essere un player che operi «in conto terzi, quindi un terminalista. E non un concessionario in conto proprio».
Fatto sta, però, che pur completando l’adeguamento (già in corso) delle tre banchine, quell’infrastruttura non potrà ospitare più di una nave della lunghezza di circa 200 metri. Per contenerne due è necessario realizzare un ampliamento con una sorta di dente che permetterebbe il raggiungimento delle dimensioni adatte a far ormeggiare due imbarcazioni di quella grandezza.
I tempi
Sui tempi della pubblicazione del bando, Garofalo resta abbottonato: «Prima portiamo a casa i lavori avviati (su cui l’authority ha investito ben 4 milioni di euro, ndr) e poi penseremo al bando». Sul traguardo finale, però, ha fissato un termine di massima: «Per il 2026 vogliamo essere operativi». Tra l’altro in linea con quanto detto martedì sera da Rossi, che intende completare il passaggio delle sue navi «al plug and play e al cold ironing (alimentazione elettrica) entro marzo 2026. I programmi sono già stati lanciati e le progettazioni sono state messe a terra». La grande sfida del porto, e al porto, è appena cominciata.