Marche

«Ancona, ogni giorno due reati»

ANCONA – I numeri parlano chiaro. Dall’inizio dell’anno la procura minorile ha aperto 492 fascicoli penali. In media: 2,5 al giorno. I reati? Quasi tutti riconducibili allo spaccio, alle rapine e alle estorsioni. Fattispecie, queste ultime due, commesse soprattutto dalle gang giovanili che imperversano in tutte le province. «La risposta dei nostri uffici deve essere la più veloce possibile. Prima si interviene e prima si prepara la strada per il recupero del ragazzo. Non è vero che a chi delinque non succede nulla, accade quello che il nostro ordinamento vuole» sottolinea Cristina Tedeschini, procuratrice del Tribunale dei Minori. Il fatto che la risposta deve essere celere, lo indicano altri due dati: quest’anno sono stati emesse 14 misure cautelari (per ragazzini tra i 15 e i 17 anni) e 247 procedimenti sono già stati incardinati davanti al giudice.

Le scorribande

Tra questi, c’è il fascicolo che riguarda le scorribande commesse dal branco che nei mesi scorsi ha messo paura a Porto Recanati, tra rapine, pestaggi (con tanto di riprese con il cellulare) ed estorsioni. Sono stati denunciati in otto, le misure cautelari sono scattate per cinque ragazzini (tre in comunità e due nell’istituto penitenziario). Il branco, che si identificava con le iniziali N. S. (non snitch, ovvero non fare la spia), è stato ritenuto responsabile dell’accoltellamento avvenuto lo scorso aprile all’Hotel House ai danni di un 19enne, a cui è stata strappata la sigaretta elettronica. Per i cinque gravati dalla misura è già stato avviato il percorso della messa alla prova: 12 mesi di volontariato.

«L’obiettivo è proprio questo: non la galera, ma recuperare tempestivamente giovani vite che se ne stanno andando a spasso malamente, portandoli verso una prospettiva di vita diversa. Anche recuperarne uno solo, è una vittoria per tutta la società» ancora la procuratrice, sottolineando la forza dell’istituto della messa alla prova e l’eccezionalità del ricorso alle misure cautelari per i minorenni.

Alla Rocca

Il provvedimento del carcere è scattato per il ragazzino accusato di aver pestato lo scorso inverno, alla Rocca di Senigallia, un 15enne. Un’aggressione maturata in un contesto di spaccio e ritorsioni scattate per la droga non pagata. Il lido di Fano ha fatto recentemente da teatro a una escalation di violenza con tre episodi commessi da gang giovanili composte sia da under 18 (due sono finiti in comunità) e da maggiorenni. Il filo rosso: le aggressioni scattate per futili motivi. Un 17enne è stato pestato dopo aver negato una sigaretta al branco, un altro giovane è stato massacrato per un’occhiata di troppo (45 giorni di prognosi).

Infine, tre ragazzi sono stati accerchiati, picchiati e rapinati alla stazione ferroviaria. Individuato e arrestato il ragazzino di Pesaro accusato di aver pestato (con dei complici in corso di identificazione) a Montecchio lo scorso marzo un 20enne: via felpa, portafoglio e giubbotto. In ordine di tempo, ci sono poi i casi dei maranza di Ancona, subito identificati e rintracciati dalla Squadra Mobile, come sottolineato dalla procuratrice. In quattro, tra i 15 e i 17 anni, sono stati denunciati per aver rapinato due coetanei in piazza Pertini lo scorso marzo. Altri sei sono finiti nei guai per aver rapinato, filmato e fatto inginocchiare un 13enne al parco Gabbiano di Torrette il 23 giugno. Il giorno prima, al ragazzino avevano strappato la sigaretta elettronica.

«Il denominatore comune di questi casi? L’inconsistenza delle famiglie dietro i ragazzini. Non avere un punto di riferimento per i minorenni, qualsiasi sia la loro origine, è una sciagura» precisa la procuratrice Tedeschini. Sulla necessità di filmare con il cellulare le scorribande: «Vivono in un film, quello che non è sul web per loro non esiste. Per questo, bisogna lavorare subito per fargli vivere il contatto con la realtà e prendere consapevolezza delle azioni da loro commesse». D’altro canto, gli esordi alla devianza «sono sempre più precoci, ma non sono d’accordo ad abbassare l’età della punibilità». Una nota positiva c’è: «Il 70% dei ragazzini che supera la Map non ha ricadute».




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