Società

Altea Lenz, operata dagli stessi chirurghi di Margaret Spada: «Non avevano né camici, né guanti. Ho iniziato a tremare, credevo di morire»

Sono passati venti giorni dalla morte della 22enne Agata Margaret Spada in seguito a un intervento estetico nella clinica (che ha sede in un appartamento zona Eur) di Marco e Marco Antonio Procopio a Roma, dopo un coma iniziato il 4 novembre.

Il Corriere della sera ha intervistato un’altra ragazza che racconta un’esperienza simile e si definisce una «sopravvissuta». Si chiama Altea Lenzi, è livornese e ricorda – come spiega al quotidiano dopo aver scritto una lunga lettera a Milena Gabanelli – quell’esperienza come quella di chi è «vittima della chirurgia plastica».
La giovane ha fatto risalire il suo desiderio di una rinoplastica ai modelli di perfezione visti sui social media durante il lockdown, guardando «video di queste influencer bellissime: perfette, rifatte benissimo. Ho cominciato a non piacermi più».
Crollata l’autostima, è arrivata ai Procopio proprio grazie ai social: «I prezzi erano bassi e mi sono convinta». Il padre l’avrebbe operata anche senza una prima visita, ma lei ha preferito incontrarli prima. Non le hanno chiesto alcun esame, se non delle analisi inviate qualche mese dopo via Whatsapp.
Il giorno dell’operazione accade qualcosa di strano racconta sempre la ragazza al Corriere: «Sapevo che per quell’intervento serviva l’anestesia totale ma mi hanno detto: “Ti facciamo un regalo, basta quella locale se prometti che resterai immobile”. Volevo quel naso a tutti i costi» e sulla paura ha avuto il sopravvento quel desiderio: «Non avevano i camici né i guanti e né la mascherina. Tantomeno la cuffia e i copriscarpe. Non mi fu presa la pressione, non mi applicarono l’ago-cannula. Sentivo le martellate sul naso rimbombarmi nella testa. E poi la tachicardia. Credevo di morire»».


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