Alpine a Monza, strategia in Italia, tecnologia e Formula 1
Per Alpine, Monza non è solo il Gran Premio d’Italia: è l’evento dell’anno. Il luogo in cui il marchio francese mette in mostra la sua doppia anima, tra la crescita di una rete ancora giovane nel nostro Paese e il cuore pulsante della Formula 1. “In Italia Alpine è ancora una startup», racconta Cristina Faienza, Territory Manager Italia. “Nel 2022 eravamo due concessionari e io. La francesità – eleganza, raffinatezza, genialità – qui deve prima essere certificata e legittimata”. La chiave di questa legittimazione è stata la A110, gioiello di ingegneria capace di sorprendere chiunque la guidasse. “Chi saliva sull’auto aveva l’effetto shock”, spiega Faienza.
Da allora il percorso è stato rapido: oggi sono otto i concessionari italiani, da Milano a Bari, con una comunità che va dai veterani della storica Berlinette degli anni ’70 fino ai quarantenni che cercano un’auto sportiva da affiancare alla citycar. Il 2024 ha segnato una svolta con la A290, primo modello della nuova era: “Basta nostalgia del passato, costruiamo la sportività del futuro”, sottolinea Faienza.
Prossime tappe: la A390 nel 2027, un’agenda di sfide continue, eventi mensili con l’Atelier Alpine e una crescita che punta a raddoppiare le vendite. Se la prospettiva italiana è quella di un brand di nicchia ma in espansione, a livello di gruppo il messaggio è chiaro. “Il mercato 2025 chiuderà a 1,5 milioni di auto, più basso del 2024: niente incentivi sulle ibride, nuovi competitor, una tempesta perfetta”, osserva Sebastien Guigues, direttore generale Renault Group Italia. “In questo scenario Alpine non punta ai volumi, ma è la più bella vetrina del Gruppo Renault. Con Alpine intercettiamo clienti che non si sarebbero mai avvicinati a Renault o Dacia. È design, tecnologia, aspirazione”.
Il legame con il motorsport resta centrale: Alpine nasce dalle corse e lì continua a investire, dalla F1 all’Endurance fino al Rally. “È una vetrina straordinaria”, aggiunge Guigues. “E la strategia non cambia: due gambe, elettrico e ibrido, per costruire il futuro”. Futuro che a Monza si racconta anche attraverso la voce di chi vive la pista ogni giorno. Luca Mazzocco, Head of Partnership Experience del team Alpine F1, ha portato il pubblico del talk Behind The Speed nel cuore del lavoro quotidiano. “Il mio lavoro – spiega – è restituire ai partner il valore che ci danno. Collaboriamo con industrie diversissime, dall’oil & gas alla tecnologia. È come andare a scuola ogni giorno”. Non solo sponsor, dunque, ma veri compagni di viaggio che contribuiscono alla crescita del team. Mazzocco conosce la Formula 1 dal 1996 e sfata subito un mito: “Dire che vince solo chi ha la macchina migliore è falso. Conta l’alchimia: 940 persone che devono armonizzarsi. A volte vinci e nemmeno sai perché: è quello “sweet spot” che dura un attimo e può cambiare tutto”. La scienza regna sovrana. Oggi ci sono reparti di aerodinamica con 150 specialisti, laboratori di materiali degni della NASA, tecniche forensi per analizzare fibre e metalli, perfino “ecografie” sui telai in carbonio. “Non si lascia nulla al caso. Il carbonio ha segnato il prima e il dopo: salva vite, ma se trattato male può diventare un rischio”.
Accanto alla tecnologia c’è sempre l’uomo. “Il pilota non è solo il 20% del risultato. È un animale competitivo, capace di percepire difetti che i sensori non registrano. Pensate: abitacoli a 60 gradi, 6 G in frenata, 4 chili persi in acqua in una gara. Eppure devono avere lucidità strategica. È sovrumano”.
Il racconto si intreccia con episodi di vita quotidiana: tecnici che saldano a mano come orafi, cuochi di team che diventano figure centrali, ingegneri che passano notti in galleria del vento. “Tutti indispensabili. Il bello della Formula 1 è questo orgoglio condiviso, questa passione comune”. C’è anche una rivoluzione silenziosa: le donne in Formula 1. “Quando iniziai erano pochissime. Oggi, tra aerodinamica e ingegneria, siamo al 15%. Non è questione di quote, ma di cultura che cambia. Abbiamo giovani scienziate e ingegnere che diventano role model per le studentesse”.
E poi la sostenibilità, tema che non può mancare. “La F1 è laboratorio di efficienza. Collaboriamo con Eni per carburanti che per regolamento devono essere applicabili alle auto stradali. Stessa cosa per aerodinamica e materiali: ciò che nasce in pista, un domani arriva sulle nostre vetture”. Dalla nostalgia del passato al futuro incerto, Mazzocco non ha dubbi: “La Formula 1 è un ciclo continuo di energia, tecnologia e persone. L’essere umano resta il fattore decisivo. È questo che la rende unica”.
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