Alligator Alcatraz, la Florida da Gatorade agli alligatori-carcerieri- Vipiù

Oggi nasce l’Alligator Alcatraz. C’era una volta la Florida degli atleti accaldati, dei medici universitari in camice bianco e degli studenti sudati che bevevano elettroliti in nome della prestazione sportiva. Era il 1965 e dalla mente del dottor Robert Cade nasceva Gatorade, bevanda pensata per rianimare i muscoli dei Florida Gators, gli Alligatori della Florida, i giocatori della locale squadra universitaria di football sempre perdenti prima che, narra la leggenda, cominciassero a bere, contro la disidratazione l’Alligator Ade, quindi Gatorade, come lenonade. Insomma, un’Ade degli Alligatori, ma rinfrescante.
Acqua, sali minerali (soprattutto sodio e potassio) e zuccheri. La formula originale era molto spartana, dal sapore piuttosto sgradevole, ma efficace. Il primo banco di prova La squadra dei Gators cominciò a usarla durante le partite, e nel 1967 vinse l’Orange Bowl, attribuendo parte del merito proprio alla bevanda che permetteva ai giocatori di mantenere alte le prestazioni sotto sforzo. Da lì al lancio e al successo commerciale, anche magari con i gisutio “additivi” per il sapore”, è storia americana.
Sessant’anni dopo, siamo sempre in Florida. Ma qui, tra le paludi e i deliri securitari, c’è un altro “Gator” protagonista: l’Alligator Alcatraz, carcere ideato da un Trump in gran forma reality, dove per evadere bisogna “correre a zig zag per evitare di essere mangiati dagli alligatori”. Una prigione naturale circondata da bestie vere, mica metafore. Altro che cemento armato e telecamere: qui ci pensa la fauna a garantire la sorveglianza. Altro che sorveglianti… basta nutrire (magari poco per indurne l’appetito) i coccodrilli e chi s’è visto s’è visto.
La Florida, dunque, torna a essere laboratorio. Ma se nel ’65 si sperimentava per idratare, oggi si progetta per spaventare. Da un lato, il Gatorade: soluzione isotonica per chi vuole sopravvivere al caldo del football. Dall’altro, l’Alligator-Aid: panico corretto all’acido muriatico per chi osa sognare la fuga.
La differenza è sottile ma letale: una volta si pensava a come aiutare i corpi a resistere, oggi a come farli smettere di correre… in un sol boccone.
E intanto l’ex presidente celebra con orgoglio il progetto: “I detenuti scapperanno solo se sanno correre a zig zag”. Non si capisce se la battuta sia destinata ai carcerati o ai votanti. Ma il livello è quello.
Nel mentre, il Gatorade si trova ovunque: nelle palestre, negli spogliatoi olimpici, sugli scaffali dei supermercati. È l’America che suda. L’altra, quella dei rettili a guardia delle sbarre, è l’America che sbrana. Due facce dello stesso sogno, probabilmente finito da un pezzo. E se nel ’67 la vittoria dell’Orange Bowl fu attribuita alla nuova pozione magica, nel 2025 la Florida rischia di vincere l’Orange Alert per crimini contro l’umanità (e contro l’intelligenza).
Chissà cosa penserebbe il buon dottor Cade, se vedesse oggi il suo Gator trasformato in carceriere anfibio.
Forse, più che reidratarsi, verrebbe voglia di farsi una bella doccia fredda. Ma occhio a dove la fate: in Florida, l’acqua può contenere sorprese. A zig zag.
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