Liguria

Allarme di Avs sui consultori: “La Liguria ne ha persi 30 in nove anni, la riforma li indebolirà”


Genova. Appuntamento a Music for Peace con il convegno “Consultori, 50 anni dopo”, organizzato da Sinistra Italiana – Alleanza Verdi Sinistra. “L’iniziativa arriva in un momento cruciale, sia sul piano nazionale sia per quanto riguarda la Liguria, in un periodo in cui la giunta Bucci sta portando avanti una riforma della sanità che rischia di indebolire ulteriormente i consultori, già oggi in forte sofferenza nella nostra regione, e più in generale a depotenziare i presidi sociosanitari territoriali”, spiegano da Avs.

“In nove anni la Liguria ha perso 30 consultori familiari, passando dai 74 del 2014 ai 44 del 2023, e a oggi la regione è inadempiente dal punto di vista del rapporto tra numero di strutture e abitanti (un consultorio ogni 20.000 abitanti): dovrebbero essere 75 – sottolineano le organizzatrici Lorena Lucattini e Marina Cassani -. Avs Liguria crede che la sanità pubblica debba rispondere ai bisogni dei cittadini e non trasformare la sanità in un prestazionificio che arricchisce il privato e non mira alla tutela della salute. I consultori sono nati per rispondere a bisogni precisi sul territorio: un servizio socio-assistenziale preventivo, un luogo di formazione e presa in carico. Sono stati via via spogliati del loro ruolo, svuotati; oggi sono pochi e spesso ridotti a un semplice ambulatorio dove fare una visita ginecologica o psicologica. Crediamo, invece, che debbano tornare a essere un collettore di prevenzione, formazione e cura”.

Tra i contributi più attesi quello di Donatella Albini, responsabile nazionale Sanità di Sinistra Italiana, che ha offerto una lettura storica e politica sulla nascita e sull’evoluzione dei consultori. “29 luglio 1975: il Parlamento coglie l’idea del movimento delle donne di creare consultori per soddisfare la duplice esigenza di uscire dal modello biomedico di salute, dominato dalla negazione dello sguardo di genere, e di rifiutare il paternalismo direttivo, attraverso una composizione multidisciplinare dell’equipe consultoriale, nella consapevolezza che i fattori sociali sono dietro le cause biomediche della salute – spiega Albini -. I consultori come servizi radicalmente nuovi, modelli di servizi territoriali a bassa soglia distribuiti su tutto il territorio nazionale, che guardano alla salute della donna in modo olistico”:

“Avrebbero dovuto essere 1 ogni 20.000 abitanti in aree urbane e 1 ogni 10.000 in aree rurali: oggi sono 1 ogni 32.000 sul territorio nazionale, con grandi differenze regionali – continua Albini -. Sono stati depauperati negli anni di personale, ridotti negli orari di apertura, assolutamente al di sotto degli standard raccomandati. Hanno un ruolo strategico nel riordino e nel potenziamento dell’assistenza territoriale, occupandosi delle esistenze delle donne, giovani e anziane, che non desiderano o desiderano gravidanze, ma anche delle vite di donne e uomini LGBTQIA+, attraverso una trama di relazioni leggere e resistenti. Sono luoghi di resistenza delle donne, dei loro saperi e delle loro pratiche. Dobbiamo riscoprire con orgoglio l’eredità di averli generati e da lì ripartire, con un’ostinazione che non si arrende”.

Il convegno ha affrontato anche il punto di vista di chi lavora da anni nei consultori. In particolare è intervenuta Sandra Morano, ginecologa dell’Università degli Studi di Genova e tra le fondatrici del Centro Nascite Alternative dell’Ospedale San Martino, che offrirà un inquadramento storico e professionale.

“Ripartiamo da Genova: Genova città accogliente, Genova che anticipa una tendenza che si è trasformata in azione con le amministrazioni succedutesi dagli anni ’70 in poi, anche per l’interesse di operatori sociosanitari animati dalle battaglie femminili di quegli anni – racconta Morano -. Ricordiamo l’impegno tra Regione e Università per l’avvio di una formazione per le equipe consultoriali (1975), con esperti internazionali: sociologi, formatori, sessuologi, psicanalisti. Un modello che ha diffuso cultura in ambito riproduttivo, sessuale e perinatale, sostenuto la disabilità, la terapia familiare, i laboratori dei conflitti e molto altro. Un modello che, al pari di quello emiliano degli asili nido, ha fatto scuola in tutto il Paese e oltre”.

“Ma oggi – aggiunge Sandra Morano – dopo il progressivo abbandono di quel dialogo tra cittadini, donne e amministratori, emergono altri primati: la denatalità, la violenza diffusa contro le donne, la mancanza di attenzione ai luoghi della cura e della nascita. In un momento di crisi del SSN, serve riprendere un’azione di solidarietà, supporto e accoglienza: da qui può e deve ripartire uno sguardo nuovo, perché ritorni cultura e bellezza dentro e fuori i luoghi della salute, della nascita, della crescita, e nel futuro di chi li abita”.

Ampio spazio, durante il convegno, anche all’aspetto politico delle battaglie portate avanti in Regione Liguria, in questa e nella scorsa legislatura, dalla consigliera Selena Candia, capogruppo di Avs: “I consultori liguri sono allo stremo: la carenza di personale è ormai strutturale e rischia di comprometterne definitivamente il ruolo pubblico. Da mesi circola inoltre il timore, mai smentito dall’assessorato, che alcune prestazioni vengano inserite nel CUP, cancellando di fatto accesso diretto, gratuità e funzione preventiva: tre pilastri che hanno sempre distinto i consultori. In questi anni la giunta non ha fatto nulla per potenziarli, restituendo dignità e risorse a un presidio fondamentale per la salute comunitaria. L’unica proposta concreta che abbiamo visto è stata l’apertura ai gruppi Provita all’interno dei consultori, mentre allo stesso tempo si è scelto di bloccare la sperimentazione, avviata nella scorsa legislatura, che permetteva l’aborto farmacologico in queste strutture. È un processo lento ma costante di smantellamento – sottolinea Candia -. Come AVS abbiamo portato proposte alternative: dall’introduzione di percorsi di educazione sessuale e affettiva nei consultori, con professionisti formati e non scaricando tutto sulle scuole, fino al potenziamento dei centri giovani, oggi ridotti al minimo (nell’area genovese ne è rimasto solo uno, a Sampierdarena). Luoghi che potrebbero offrire un’equipe completa capace di affrontare con competenza i temi della salute sessuale e relazionale”. “Un risultato importante è arrivato con l’approvazione della nostra proposta della ‘giornata porte aperte dei consultori’ – aggiunge la consigliera regionale – un modo per farli conoscere soprattutto ai più giovani, che spesso non sanno nemmeno della loro esistenza. Se vogliamo davvero rilanciare la sanità territoriale, dai consultori bisogna ripartire”.

A tirare le fila tra i diversi contributi di tutte le relatrici e dei relatori la segretaria genovese di Sinistra Italiana – Avs e presidente del Municipio Centro Est, Simona Cosso. “Abbiamo il dovere, oltreché il diritto, come partito di sinistra, di porre l’accento sul tema dei consultori per tenere viva l’attenzione e il dibattito politico – evidenzia Cosso -. In 50 anni i consultori sono stati depotenziati e si rischia di trasformarli in semplici ambulatori addirittura con prenotazione al Cup. Non è questo che volevano le femministe degli anni ’70 quando hanno lottato per la legge 405”. “Di fronte al grande bisogno di sostegno psicologico delle giovani generazioni – conclude Cosso – i consultori sono un riferimento pubblico fondamentale. E visto anche l’aumento delle malattie sessualmente trasmissibili, un passo indietro dopo anni di prevenzione e riduzione del fenomeno.




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »