Cultura

Alison Goldfrapp – Flux: Quando il richiamo degli anni 80 brucia più del sole :: Le Recensioni di OndaRock

Dalle temperature rigide del laboratorio trip-hop di Bristol al calore delle spiagge più assolate del Mediterraneo. È più o meno questa l’evoluzione meteorologica nel mondo di Alison Goldfrapp. Se la prima uscita solista di due anni fa, “The Love Invention“, ha infatti posto le basi per un cambiamento radicale nel percorso artistico di Alison, dopo vent’anni di onorato servizio accanto al fidato Will Gregory, “Flux” amplifica la faccenda.

Il richiamo alla disco-music e a certo synth-pop ultra-cromatico è sfacciato già dal binomio iniziale, ossia la briosa “Hey Hi Hello” e la magnetica “Sound & Light”, a indirizzare l’ascoltatore in un clima di fascinazioni danzerecce esplicite anche nei testi, prima che “Reverberotic” assesti un colpo cibernetico alla scaletta, con la sua andatura sci-fi a metà tra Motor e Modeselektor che fa sempre il suo sporco dovere.
La cantante inglese insegue ancora una volta i sospiri erotici di Kylie Minogue, e “Strange Things Happen” ne è la traccia più marcata. In questo susseguirsi di synth che volteggiano nel cielo di una notte piena di stelle degli anni 80, manca forse il colpo a effetto, così come la potenziale hit che riporterebbe Alison ai piani alti. E subentrano qui e là anche momenti poco convincenti, quantomeno eccessivamente annacquati degli elementi fin qui descritti. Un esempio? “Play It (Shine Like A Nova Star)”. Molto meglio, invece, quando battiti e tastiere eighties agiscono su melodie sussurrate con tanto di refrain che plana su tutto senza mai spiccare realmente il volo.

Non sarà il disco dell’estate (ormai agli sgoccioli) e nemmeno la miglior uscita della Goldfrapp, ma “Flux” ha una sua compattezza di fondo che lo rende in qualche modo ammiccante, al netto di un’eccessiva accondiscendenza per il revival più comodo da almeno tre lustri a questa parte.

03/09/2025




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »