Società

Alessandro Gassmann: «Mi vergogno della fortuna che ho. Vivo cercando di meritarmela»

Alessandro Gassmann e Francesco Gheghi (nuovo volto in ascesa del cinema italiano) dopo aver lavorato insieme nella commedia Mio fratello rincorre i dinosauri, si ritrovano nel film tostissimo Mani nude di Mauro Mancini (nei cinema dal 5 giugno). Un cammino tra violenza e disumanizzazione dell’essere umano, perdono e senso di colpa.

Davide (Gheghi) è un ragazzo di buona famiglia la cui vita viene sconvolta all’improvviso, quando si trova su una prigione galleggiante a lottare in combattimenti clandestini. L’obiettivo? Sopravvivere. Ad allenarlo è il carceriere Minuto (Alessandro Gassmann). Davide è costretto a spogliarsi della sua umanità, combattimento dopo combattimento. Ma un legame segreto lega Davide a Minuto.

Alessandro Gassmann e Francesco Gheghi.

Alessandro Gassmann e Francesco Gheghi. (Courtesy ufficio stampa)

«Nel libro di Paola Barbato ho trovato dei temi che mi appartengono e che già avevo affrontato nel film Non odiare (sempre con Gassmann, ndr)», afferma il regista, «mi interessava l’idea della disumanizzazione dei personaggi. Lo stato di sopraffazione dell’uomo sull’uomo lo viviamo tutti i giorni. Mani nude non è un film violento, ma sulla violenza. Il ruolo degli autori è anche antropologico e sociale: è importante suscitare agli spettatori domande morali ed etiche».

«Non è un film violento», conferma Gassmann, che per il ruolo è ingrassato dieci chili, «ci sono stati film di guerra contrari alla guerra, come Apocalypse Now, che fanno ragionare sulla distruzione. Viviamo in una società aggressiva, maleducata e violenta che si riversa in rete e sui social, l’unico mezzo d’informazione che viene utilizzato dalla maggior parte del paese. C’è confusione. C’è ignoranza che porta a reazioni smodate. E anche i giovani sono parte del sistema».

«Il personaggio di Davide potrebbe essere uno dei ragazzi che troviamo nella piazze sotto casa alle 2 e 3 del mattino che urlano e menano», continua l’attore. «I ragazzi sono disconnessi con la realtà. I desideri che avevamo noi alla loro età erano diversi: volevamo divertirci, rimorchiare e conoscere persone. Oggi la realtà è violenta. Il film è costruito intorno a una realtà irrealistica all’interno di una violenza che viviamo tutti i giorni. E tra le sue maglie strette si scova un germoglio di speranza».


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