Marche

alcuni servizi ripristinati ma restano troppi nodi. Chirurgia oncologica e d’emergenza? Non si sa in quali ospedali

ASCOLI Non c’è solo il Punto nascite fra le modifiche che la direttrice generale, Nicoletta Natalini, nel suo ultimo giorno di servizio all’Ast picena, ha apportato alla proposta di atto aziendale. Quello protocollato ufficialmente è un atto che ripristina alcuni servizi mentre altri restano nel limbo volutamente senza specificare in quali dei due ospedali saranno collocate le specializzazioni (leggi chirurgia). Restano anche molti nodi da sciogliere. 

Le modifiche

La modifica più importante che in queste settimane ha diviso i sindaci è la collocazione del Punto nascite. Inizialmente previsto, in ottica futura, qualora non dovessero essere più rispettati i numeri del decreto Balduzzi (500 parti l’anno per mantenere il reparto), al Madonna del Soccorso, rimarrà invece all’ospedale Mazzoni «in quanto comune capoluogo di provincia». Nel documento ufficialmente resteranno due Punti nascite ma il decremento demografico nel Piceno non si ferma e sarà difficile rispettare i parametri del decreto Balduzzi salvo modifiche legislative non all’orizzonte. Ambulatori e ricoveri invece avverranno preferibilmente all’ospedale di San Benedetto. ma ciò comporterà in futuro disagi all’utenza. Ad esempio un neonato della costa, con problemi di salute, dovrà essere assistito ad Ascoli, un bimbo dei Sibillini a San Benedetto. Uno stress per i diretti interessati e per le famiglie che dovranno sobbarcarsi chilometri.

Gli altri reparti

Scompare invece dall’atto aziendale la distinzione fra la chirurgia oncologica a San Benedetto e quella d’urgenza ad Ascoli. Nel nuovo piano aggiunta alla chirurgia oncologica quella generale. Si avranno così due reparti di chirurgia, una generale e oncologica, l’altra generale e d’urgenza. Ripristinati i posti letto al pronto soccorso/Medicina d’urgenza in entrambi gli ospedali; le Uoc di ortopedia e Uoc ortopedia e traumatologia finiscono sotto il dipartimento chirurgico ma nel contempo figurano anche sotto il nuovo dipartimento orto-neuro-motorio-riabilitativo, scompaiono le unità operative semplici di malattie infettive e di gastroenterologia (San Benedetto) che sarà assorbito nel nuovo reparto delle malattie dell’apparato digerente (Ascoli). Restano le perplessità sul nuovo dipartimento che gestirà le liste di attesa e quello delle cure primarie che di solito è previsto in bacini di utenza di 800mila abitanti.

L’affondo

Dopo la presentazione della proposta di atto aziendale e del piano assunzionale 2025 la Cisl sottolinea come in tre anni si è proceduto a decurtare ben 177 unità di personale con conseguenti gravissime ripercussioni sull’efficienza ed efficacia dei servizi. «Possiamo tristemente affermare che la sanità pubblica del Piceno possa essere paragonata ad una frana inarrestabile a vantaggio della sanità privata che di giorno in giorno, attraverso l’apertura di nuovi centri (nella sola città di Ascoli ce ne sono ben oltre 100) occupa tutti gli spazi diventando beneficiaria di gran parte delle risorse finanziarie stanziate dalla Regione Marche per il servizio sanitario convenzionato di questo territorio» afferma Giorgio Cipollini della Cisl. Da lustri il Piceno è oggetto di drastiche razionalizzazioni. «Se inoltre ai dipendenti non vengono pagati da anni decine di migliaia di ore di lavoro straordinario, preteso e mai liquidato; se agli stessi operatori non vengono concesse le giornate di ferie maturate, riferite agli anni pregressi, il sospetto che si voglia smantellare la sanità pubblica picena si rafforza sempre più».




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