Cultura

ALBUM: Sharp Pins – Balloon Ballon Balloon

Ma quanto fighi sono gli Sharp Pins? Allora, io ero già andato fuori di testa per quella meraviglia che risponde al titolo di “Radio DDR”, quindi potete immaginare che stavo fremendo e ribollendo, nell’attesa del nuovo “Balloon Balloon Balloon”, in uscita per K/Perennial.

Qul Dio in terra di Kai Slater (già nei Lifeguard, ricordiamolo) porta il suo super pop lo-fi a un livello ancora più delizioso, con squisite aggiunte paisley/sunshine, con questo manto popedelico/psych-pop che avvolge l’intero prodotto, entrando fin dentro l’anima di queste perle jangle-pop. Una cosa che sembra incredibile possa uscire nel 2025: qui pare di torvarsi tra le mani un nastro ingiallito dal tempo che risale agli anni ’60 più avventurosi e lisergici.

Ed eccolo qui il nostro Kai, che piazza le sue melodie solari ma non troppo, le sue smancerie zucherose ma non troppo, le sue hit facili facili ma non troppo e ribadisco “ma non troppo” in tutti i casi perché c’è sempre spazio e porte aperte alle eccentricità di Kai (sia in fase di scrittura che di produzione), che sembra voler ribadire come il suo calderone di slacker ’60s rock e beat sia, in realtà, un vero e proprio viatico per tutte le sue sperimentazioni e i suoi esperimenti e non solo per melodie gustose, ritornelli micidiali e da mandare a memoria.

La struttura dell’album è pari a quella che ci potrebbe arrivare ascoltando musica da una radio che si rifiuta di passare musica del presente, ma si è ancorata a musiche di decenni decisamente andati, cambiando stazione praticamente da sola: un suono aggrovigliato, con rumori di fondo, feedback e lo-fi di disturbo, che però, nonostante tutto, ci cattura, perché le canzoni ci sembrano subito familiari, seppur nuove.

21 brani in cui il Nostro va a ruota libera, da momenti più fragranti (“I Could Find Put”) ed easy (“Popafangout”) a momenti acustici, intimi, raccolti (“All The Shops…”). Versatilità a noi, verrebbe da dire, tra frangenti inafferrabili (“Gonna Learn To Crawl”) e altri che sembrano perdersi nella melassa (“Crown Of Thorns”), o altri più grintosi (“Fall In Love Again” o “Takes So Long”), per non parlare di attimi che sembrano vere e proprie demo ancora da sviluppare. Ma in realtà sono fatte e finite, altro che.

Morale della favola…arrivi in fondo al disco e già sei ripartito con un nuovo ascolto. Questo ragazzo è un talento.

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Sharp Pins: Bandcamp


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