ALBUM: Bridge Dog – Auto Fiction

Se c’è una cosa che mi fa impazzire è mettere sul radar una band, scommetere su di lei, sulla bontà della sua proposta, e poi vedere che quei primi singoli che avevano acceso la fiammella erano veramente il preludio di qualcosa di magico. Questa volta l’incanto si ripete con i Bridge Dog di Sydney che realizzano un disco praticamente perfetto.
L’equilibrio sonoro messo in campo dal quartetto è esaltante a dire poco. Anime jangle pop, shoegaze e indie-pop che s’intrecciano e si sviluppano in modo rigoglioso, lasciando che, a tratti, una prevalga sull’altra per poi ritrovarsi ancora suggestivamente insieme, unite da un impianto melodico prelibatissimo ed esaltante. Dolcezza e rumore distillati senza soluzione di continuità, come se fosse chiaro che per soddisfare cuore e mente non basta lavorare su una via sola, ma bisogna creare binari paralleli che rendono il viaggio sonico non solo confortevole, ma realmente emozionante e suggestivo.
Esplosioni sonore (“Counterweight”), agrodolci malinconie guitar-pop (“SVU”), jangle emozionante (“Working At All”), power pop alla Pixies esaltante (“New View”), introspezione che poi sfocia nel rumore più liberatorio (“Memory Police”), ritornelli costruiti con il cuore in mano (“Standard Issue”)…non c’è nulla, nulla che non sia superlativo qui.
La partita per l’album dell’anno trova un nuovo concorrente.
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Bridge Dog: Bandcamp
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