Società

Alberto Trentini, l’appello della madre: «Sono 100 giorni che non sentiamo la voce di nostro figlio. Abbiamo scritto alla premier Giorgia Meloni: se mi rispondesse, alleggerirebbe la mia ansia»

Sono parole cariche di angoscia ma anche di speranza quelle della madre di Alberto Trentini, il cooperante veneziano di 45 anni attualmente detenuto in Venezuela. Il 15 novembre del 2024 Alberto, era appena arrivato all’aeroporto di Caracas: doveva raggiungere, come capomissione della sua Ong, alcuni villaggi all’interno del Paese per portare aiuti alle persone disabili, ma è stato fermato a un posto di blocco e arrestato dal servizio immigrazione che lo ha immediatamente consegnato nelle mani del Dgcim, la direzione generale del controspionaggio militare di Nicolas Maduro. Da quel momento, non ci sono più notizie ufficiali su di lui. La Farnesina e Palazzo Chigi hanno fatto sapere alla famiglia di Alberto Trentini e al loro legale, l’avvocata Alessandra Ballerini, di essere al lavoro, chiedendo loro una sorta di «silenzio stampa» che i genitori hanno rigorosamente sottoscritto, ma al momento non c’è stato alcun passo in avanti.

Da qui lo sfogo della madre Armanda Trentini, che prima è intervenuta a Che tempo che fa e poi ha deciso di scrivere una lettera al quotidiano La Repubblica. «Sono cento giorni che viviamo senza sentire la voce di Alberto. Un’eternità per noi e per lui. Il mio pensiero fisso, la mia preghiera costante è che Alberto esca dall’isolamento e abbia la possibilità di telefonarci. Se potessi sentirlo, gli direi che lo pensiamo costantemente, di resistere, di non mollare mai e di avere fiducia nel nostro impegno a riportarlo a casa. Gli racconterei della vicinanza e della solerzia commuovente di amici vecchi e nuovi che si stanno adoperando per la sua liberazione», ha scritto la mamma di Alberto Trentini. «Abbiamo scritto anche alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per chiederle di percorrere tutte le strade, domandando se necessario il contributo di istituzioni anche di altri Paesi per porre fine il prima possibile alla detenzione di nostro figlio. Aspetto fiduciosa una sua risposta: aiuterebbe ad alleggerire la mia ansia, e renderebbe l’attesa per il ritorno di Alberto più sopportabile nella speranza che sia anche il più breve possibile».

Alberto Trentini lappello della madre «Sono 100 giorni che non sentiamo la voce di nostro figlio. Abbiamo scritto alla...

«Come ho scritto alla presidente, ogni sera, quando appoggio la testa sul cuscino, le lacrime arrivano inevitabili. Durante il giorno coltivo la speranza di ricevere una chiamata, una rassicurazione. Ma la notte, mentre tutti dormono, io resto sveglia (perché il dramma che sto vivendo è così grande che non mi fa dormire) e cerco di parlargli, sottovoce. Poi prego. Anche se fuori è ancora buio, esco all’aria aperta, guardo l’orizzonte sulla laguna e mando un saluto ad Alberto, sperando che in quel preciso istante anche lui stia pensando a noi. Da quando sono diventata madre ho sempre creduto che i figli, anche da adulti, restano nostri finché hanno bisogno di noi e ora Alberto ha bisogno di noi. Giorgia Meloni è una madre. E lo sa. Comprendo la complessità della situazione, ma mi aspetto che il nostro Paese prenda le decisioni urgenti e necessarie per riportare Alberto a casa nel più breve tempo possibile». E, ancora: «Dopo questi 100 giorni, sono con il cuore in mano a chiedere a ciascuno di fare tutto il necessario, con la massima urgenza, affinché Alberto possa tornare a casa prima che questa esperienza segni irrimediabilmente la sua vita nel corpo, nella mente e nello spirito. Lui è il nostro unico figlio e la nostra ragione di vita».


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