Albergatore bellunese rifiuta due ospiti israeliani: «Colpevoli di genocidio, non siete graditi nel nostro hotel»
«Buongiorno, vi informiamo che gli israeliani, in quanto responsabili di genocidio, non sono ospiti graditi nella nostra struttura. Pertanto, se vorrete cancellare la prenotazione, saremo lieti di garantirla gratuitamente». Questo il messaggio che Eden e il suo compagno, 23 e 24 anni, hanno ricevuto mentre erano in viaggio da Tel Aviv all’Italia per il ponte del 1 novembre. La prenotazione, già perfezionata su Booking, riguardava il soggiorno in un Garni a Selva di Cadore, sulle Dolomiti bellunesi. La notizia, diffusa sul canale Telegram «Israele senza filtri» è stata poi ripresa dal canale 14 della televisione israeliana e, in Italia, dal sito della comunità ebraica di Milano Bet Magazine Mosaico. Per la seconda volta in pochi mesi, dopo un episodio analogo registrato lo scorso luglio, da una struttura ricettiva del Cadore arriva un messaggio di rifiuto all’accoglienza di turisti israeliani.
Patrik Ongaro, gestore dell’Hotel Garni Ongaro di Santa Fosca di Selva di Cadore, ha prima pubblicato un post ribadendo la decisione presa e poi ha oscurato i propri canali Facebook, Instagram e anche la pagina della sua struttura su Booking.com. «Bene!- si legge nell’immagine salvata da alcuni utenti-Sono appena stato minacciato da un ente israeliano per essermi rifiutato di accogliere nel mio albergo due clienti israeliani. La cosa non mi spaventa. (…) Detto ciò se mi accadesse qualcosa sapete il perchè». Federalberghi Belluno conferma l’episodio e si riserva di valutare provvedimenti nei confronti della struttura. Il coro di censura è unanime e unisce amministratori e associazioni di categoria. «Sono turbato e allibito da quanto accaduto. La nostra offerta turistica deve essere inclusiva, apolitica e rispettosa di tutti» ha commentato il Presidente del Veneto Luca Zaia.
La scorsa estate un episodio simile aveva coinvolto un proprietario di case per vacanze di San Vito di Cadore (Belluno), relativamente ad una prenotazione su Airbnb per un appartamento da parte di una famiglia ebraica di cinque persone. In quel caso la risposta ricevuta dai turisti, in caratteri ebraici, fu «potete restare nei forni a gas», secondo quanto riportò allora il sito israeliano Ynet. In seguito l’host bellunese si giustificò spiegando che quell’espressione era dovuta probabilmente ad una cattiva traduzione di una risposta data ad altri clienti in merito al funzionamento di una stufa a gas, ma Airbnb sospese ugualmente l’host dal servizio.
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