Lazio

al Troisi sconto per chi partecipa al referendum. Ma la Lega attacca

Una promozione che ha acceso il dibattito politico ben oltre la sala. Il Cinema Troisi, storico punto di riferimento del cinema d’autore romano, ha lanciato su Instagram un messaggio semplice ma incisivo: “Noi votiamo 5 Sì. E poi andiamo al cinema a prezzo ridotto”. Un invito rivolto ai cittadini in vista del referendum dell’8 e 9 giugno, che ruota intorno a temi caldi come diritti dei lavoratori, sicurezza sul lavoro e cittadinanza.

Il post, pubblicato dal profilo ufficiale della sala gestita dalla Fondazione Piccolo America, ha raccolto in poche ore oltre 3.000 like e centinaia di commenti, tra entusiasmo, condivisioni e – come prevedibile – anche qualche critica.

Il meccanismo è chiaro: chi si presenterà al botteghino con la tessera elettorale timbrata potrà acquistare il biglietto a prezzo ridotto, per qualsiasi spettacolo.

Una trovata di marketing civico o una forma di propaganda mascherata?

Secondo la Lega, la seconda. Il partito di Salvini ha immediatamente reagito, annunciando una segnalazione formale ad Agcom, al Garante della privacy e al Ministero della Cultura.

Il nodo non sarebbe solo l’iniziativa in sé – che invita esplicitamente a votare – ma soprattutto il messaggio politico univoco a favore del “Sì”, considerato, secondo il partito, un uso improprio di una struttura finanziata con fondi pubblici.

«Un fatto grave e pericoloso – dichiarano Fabrizio Santori, capogruppo della Lega in Campidoglio, e Marco Palazzi, consigliere del XIV municipio – ancor più se promosso da una realtà che opera in uno spazio pubblico e che ha ricevuto oltre un milione di euro da ministero, Comune e Regione».

Il centrodestra è compatto nella linea del silenzio: non votare o, al massimo, non ritirare la scheda. Il Troisi, invece, fa l’esatto opposto: spinge a partecipare, esprimersi, schierarsi. Una posizione che per molti rappresenta l’essenza dell’impegno civile; per altri, un’ingerenza politica travestita da cultura.

La Fondazione Piccolo America, che gestisce il cinema e ha fatto della partecipazione una cifra identitaria, al momento non ha risposto ufficialmente alle accuse, ma il pubblico ha già dato un segnale: nei commenti si moltiplicano messaggi di sostegno, anche da parte di personalità del mondo culturale romano.

L’iniziativa è destinata a far discutere ancora. Ma una cosa è certa: a Roma, in questi giorni, anche un biglietto del cinema può accendere il dibattito politico.

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