Economia

Al riparo dall’inflazione con il nuovo Btp Italia


A distanza di due anni il ministero del Tesoro torna a sollecitare il risparmio privato con l’emissione di un nuovo Btp Italia. Dal 27 al 30 maggio sarà possibile sottoscrivere un titolo con scadenza a sette anni indicizzato all’inflazione. Il tasso fisso annuo, a cui verrà poi applicato il parametro variabile legato all’inflazione, sarà reso noto il 26 maggio, ma già da ora i risparmiatori che decideranno di partecipare al collocamento possono contare su un rendimento extra dell’1% nel caso in cui tengano il titolo in portafoglio fino alla scadenza (4 giugno 2032). Le cedole saranno semestrali e correlate all’andamento dell’indice Foi, che misura l’inflazione al netto dei tabacchi. Come per le precedenti emissioni, il titolo sarà collocato sul mercato in due fasi: la prima si svolgerà da martedì 27 a giovedì 29 maggio, salvo chiusura anticipata, e sarà riservata esclusivamente ai risparmiatori individuali e affini (il cosiddetto mercato retail); la seconda avrà luogo nella mattinata del 30 maggio e sarà riservata solo agli investitori istituzionali. Il Btp Italia in emissione andrà a rifinanziare l’analogaemissione (del valore di 18,5 miliardi di euro) del 2020 che andrà in scadenza il 26 maggio.

“Grazie al meccanismo di indicizzazione utilizzato, ogni sei mesi è riconosciuto al detentore il recupero della perdita del potere di acquisto realizzatasi in quel periodo – si legge sul sito del ministero dell’Economia e delle finanze (Mef) – Inoltre, le cedole garantiscono un rendimento minimo costante in termini reali. Infatti, l’ammontare di ciascuna cedola è calcolato moltiplicando la metà del tasso di interesse reale cedolare annuale fisso, stabilito all’emissione, per il capitale sottoscritto rivalutato sulla base dell’inflazione verificatasi su base semestrale”. In attesa che il tasso venga fissato, gli investitori possono guardare al Btp a sette anni collocato lo scorso 16 aprile con un tasso annuo del 3,25%. Non va però dimenticato che il giorno successivo la Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi d’interesse di 25 punti base, portandolial 2,25%. La precedente emissione del Btp Italia, quella del marzo del 2023, aveva sfiorato la soglia dei 10 miliardi di euro: le sottoscrizioni del retail erano state pari a 8,5 miliardi, mentre gli istituzionali si erano aggiudicati 1,35 miliardi. Un risultato inferiore solo all’emissione del 2022 che aveva totalizzato 12 miliardi di euro. Nel 2023 il “premio fedeltà” era stato leggermente inferiore, ma allora l’inflazione faceva decisamente più paura che oggi. Secondo l’Istat nel marzo del 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) aveva fatto registrare un progresso su base annua del 7,6% che, seppur in rallentamento rispetto al +9,1% di febbraio, era decisamente superiore al +1,9% del marzo di quest’anno. Va però anche rilevato che oggi il trend sia in ripresa – il tasso era a +1,6% a febbraio – mentre allora era in calo. Inoltre la differenza col tasso di inflazione relativa al Foi, il tasso d’inflazione al netto dei tabacchi che viene utilizzato per indicizzare il Btp Italia, è più contenuta rispetto al Nic: il Foi era al 7,4% due anni fa ed è oggi all’1,7%. Oggi il Btp Italia con scadenza nel 2028 offre un rendimento a scadenza lordo del 3%, mentre il Btp non indicizzato all’inflazione di pari durata si ferma al 2,1%. L’emissione precedente, quella del 2022 con scadenza nel 2030, offre invece un rendimento lordo a scadenza del 3,2% a fronte di un Btp non indicizzato di pari durata che arriva al 2,7%.

A far ben sperare il Tesoro c’è il successo avuto due mesi fa dal collocamento del Btp Più, che ha portato nelle casse dello Stato 14,9 milioni di euro. Con una durata di otto anni, il titolo paga cedole fisse ogni tre mesi sulla base di un meccanismo “step up” in due fasi, tipico della famiglia dei Btp Valore di cui fa parte: i tassi cedolari definitivi sono pari a 2,85% per i primi quattro anni e a 3,70% per i secondi quattro.

Il Btp Italia potrebbe essere accolto molto bene anche grazie all’attuale contesto economico-finanziario. I tassi europei sono in calo a causa dei timori dell’Eurotower su un possibile rallentamento della congiuntura, mentre sulle prospettive dell’inflazione pesa la partita legata ai dazi. Da una parte, dunque, gli obbligazionisti potrebbero avere un guadagno in conto capitale legato all’allentamento monetario, dall’altro la componente legata all’inflazione potrebbe dare un rendimento aggiuntivo. E in questa direzione va anche il successo riscosso dalla più recente emissione di Gilt inglesi legati all’inflazione. Nell’asta di marzo la domanda è stata pari a più di dieci volte l’offerta: 67,5 miliardi di sterline a fronte di 5 miliardi di emissione. Negli Stati Uniti, invece, i Tips (Treasury inflation protected security) stanno riscontrando l’interesse soprattutto degli investitori istituzionali, mentre sono decisamente più timidi gli acquisti del retail.


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