Al Lovers Festival vince Queer Panorama: filo conduttore dei film è la resistenza all’onda reazionaria
Lovers: alla fine ha vinto Queer panorama. Un film girato in bianco e nero, ambientato in una Hong Kong perlopiù anglofona, né ricca né povera, dove un ragazzo si dedica a incontri con uomini contattati via app. Meccanismo analogo che apre ogni volta lo sguardo su personaggi diversi. Un panorama umano, appunto, un panorama queer. E nei corti ha vinto un thriller nel quale una coppia gay di Monaco di Baviera si ritrova nel nuovo appartamento una porta sempre aperta, in cui appare Hitler.
A vincere la quarantesima edizione del Festival cinematografico Lgbt+ più antico d’Europa è stata soprattutto la coralità dei casi e delle cause presentate, unite di fatto dal filo conduttore della necessità di resistere alla ondata reazionaria in corso. Si imparano tante cose. Nella serata finale è arrivato il saluto di un attivista tunisino che organizza il Mawjoudin Film Festival che si svolge ogni anno… a Tunisi! In Tunisia infatti, paese in preda a un regime autoritario dove le leggi omofobiche di matrice islamista non sono mai state revocate, l’esistenza di gruppi che si battono per i diritti Lgbt+ è legittima e si svolge addirittura un (piccolo) Festival Lgbt. A essere perseguiti, quando si riesce in qualche modo a dimostrarli o a farli ammettere, sono gli atti omosessuali.
Tutto il contrario di quel che succede in Russia e nei paesi dove l’omofobia con l’aggiornamento putiniano si sta scatenando. In Russia non sono gli atti omosessuali a essere perseguiti, ma tutte le attività Lgbt che possono essere definite propaganda. In pratica tutte le attività. Il documentario I have to run di Oleg Hristolubskiy è il saluto paradossale, sarcastico e sentimentale dell’autore che abbandona la Russia per chiedere asilo a Berlino, e cerca di orientarsi nella scena gay della capitale libertina.
Uno dei momenti più forti del Festival, politicamente e umanamente, è stato quello sulla “gestazione per altri”. Evviva la Gpa? Autori di reato universale ospiti del Lovers festival. Parla una “gestante per altri” e parlano i due papà.. È stato presentato il documentario di Marco Simon Puccioni, Prima di Tutto, sulla esperienza sua e del marito che si sono accordati con madre californiana e ne sono usciti… due gemelli! Era presente, e ha parlato anche la madre. Perché gestante? “Mi è piaciuto dare questa occasione di vita, non lo faccio per lavoro, ho preso solo un rimborso spese”. In California lei fa la psicoterapeuta.
Considerazioni: le parole che abbiamo sentito e il documentario sono un inno al bambinaggio, al fare e crescere bimbi. A proposito del desiderio di paternità di alcuni o molti gay, conosco le obiezioni. Le ho coltivate un po’ anche io. “Non bisogna guardare alla genitorialità come a un diritto. Viene prima il diritto del minore. E poi.. perché non cercano di adottare?”. La risposta è che… se il desiderio di essere padri non nuoce agli interessi di nessuno, perché negarlo? Non risulta da nessuna ricerca che i bimbi nati da Gpa stiano peggio di altri. L’unico argomento che hanno gli autori e fautori della legge che proclama la Gpa “reato universale” è che lederebbe la dignità della donna. Cioè la donna non si può autodeterminare sulla gravidanza? La psicoterapeuta californiana presente al Festival non si capacita se glielo dicono.
Nel finale del Festival è piombata la notizia della sentenza britannica sulle donne trans, alla quale ho dedicato l’ultimo blog. “Vogliamo sperare che in Inghilterra una trans ricoverata in ospedale non sia costretta nei reparti maschili”, ha scandito Luxuria.
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