Ai domiciliari nel covo della droga. Il pm: «Con 25 chili di cocaina si sta in carcere»
di Enzo Beretta
Venticinque chili di cocaina, 9 cellulari, una Renault Scenic «modificata per nascondere la droga», una pistola Beretta calibro 6.35 rubata, 55 mila euro in contanti e un bilancino di precisione. La Procura di Spoleto chiede al Riesame di rivedere la decisione del gip Luca Cercola che ha messo agli arresti domiciliari il 37enne albanese Antik Ferko bloccato dalla guardia di finanza con un ‘tesoro’ in cocaina stimato 2,5 milioni di euro. La richiesta di metterlo in carcere porta la firma del pm Michela Petrini. I domiciliari nell’abitazione di Spello? «Il gip ha omesso di precisare che in quel luogo la polizia giudiziaria ha rinvenuto 10 panetti di cocaina, quattro cellulari e oltre 10 mila euro in contanti – attacca la Procura -. Il domicilio è stato con ogni probabilità la base logistica per l’attività di spaccio e non si può escludere che l’indagato reiteri le condotte criminose proprio continuando a usufruire dell’abitazione familiare come luogo per lo stoccaggio della sostanza stupefacente e dei profitti illeciti connessi allo spaccio».
Dichiarazioni spontanee «Sono pentito di quello che ho fatto e non lo ripeterò più», sono state le uniche parole dell’albanese che, su indicazione dell’avvocato Daniela Paccoi, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante il confronto col giudice. «Le dichiarazioni spontanee confessorie appaiono del tutto generiche e non indicative di una autentica resipiscenza – scrive il pm -. L’indagato non ha mostrato alcun atteggiamento collaborativo né ha manifestato la volontà di dissociarsi dall’attività dei correi. Non ha indicato i nomi dei fornitori della sostanza stupefacente, gli altri spacciatori, chi gli ha consegnato la pistola rubata e neppure la provenienza di quei 55 mila euro sequestrati».
«È pericoloso» Nel sottolineare «la pericolosità dell’indagato» il pm sottolinea «la necessità di impedire» che l’albanese, dai domiciliari – fermato in un’area di servizio mentre faceva rifornimento di benzina, quando a bordo in auto con lui c’erano la cognata e il bambino di due anni – mantenga «contatti con eventuali altri complici»: «Per avere contatti con l’esterno potrebbe avvalersi di intermediari, ad esempio della moglie convivente o della cognata. Se avesse contatti con i complici si determinerebbe un grave pregiudizio per le indagini – scrive la Procura – ma ci sono inderogabili esigenze in quanto le investigazioni fin qui svolte impongono di dover identificare (anche tramite la copia forense dei cellulari in sequestro) le altre persone coinvolte nell’acquisto e vendita della sostanza stupefacente».
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