Ai domiciliari il pusher arrestato con 25 chili di cocaina: il pm lo vuole in carcere
di Enzo Beretta
La Procura della Repubblica di Spoleto impugna il provvedimento del gip Luca Cercola che ha messo agli arresti domiciliari un albanese di 37 anni arrestato dalla guardia di finanza che gli ha sequestrato 25 chili di cocaina, 55 mila euro in contanti, telefoni criptati e una pistola rubata. Il ricorso al tribunale del Riesame, sul quale stanno lavorando il procuratore Claudio Cicchella e il sostituto Michela Petrini, verrà depositato nelle prossime ore. Il 37enne, residente a Spello, è sospettato di essere coinvolto in un vasto traffico di droga in Umbria. In totale il valore della cocaina sequestrata (24,7 chili, per la precisione) è stato stimato attorno ai 2,5 milioni di euro.
L’uomo era stato bloccato al volante di una Renault Scenic nei pressi di un’area di servizio a Foligno: a bordo dell’auto, grazie a un’accurata ispezione, sono stati rinvenuti dieci panetti di cocaina, occultati in vani doppiofondo artigianali ricavati sotto il pianale posteriore, lato conducente e passeggero, nascondigli accessibili solo tramite un sofisticato sistema di apertura meccanico, appositamente creato per sfuggire a eventuali controlli. Le perquisizioni sono quindi proseguite nell’appartamento di Spello e nella casa dei genitori dell’uomo a Foligno. In casa dell’arrestato sono stati trovati dispositivi telefonici criptati forse utilizzati per comunicazioni legate al traffico di droga
A Foligno, invece, all’interno della camera matrimoniale è stata trovata un’altra partita di cocaina, un bilancino di precisione e una pistola Beretta calibro 6.35 (risultata rubata, riferiscono gli investigatori), tre cellulari, sei sim-card e ben 27 mila euro in contanti. Tutto di proprietà dell’indagato, come egli stesso ha ammesso, fatta eccezione per 18.100 euro nascosti in una cassaforte. Secondo il giudice per le indagini preliminari di Spoleto, Luca Cercola, che ha convalidato l’arresto e disposto per l’indagato – difeso dall’avvocato Daniela Paccoi – gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, sussistono gravi indizi di colpevolezza e la droga era destinata alla cessione a terzi. La decisione del giudice tiene conto del fatto che l’albanese è incensurato e ha reso dichiarazioni spontanee di segno confessorio, pur avvalendosi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Lo straniero dinanzi al magistrato si è detto «pentito». La Procura, nonostante ciò, lo vuole in carcere.
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