Aggressione fascista inventata, chiesta la messa alla prova
Genova. Fabiano Mura, il sindacalista della Cgil che aveva denunciato un’aggressione fascista rivelatasi poi completamente inventata, ha chiesto la messa alla prova. Il procuratore aggiunto Federico Manotti aveva chiuso le indagini a giugno indagandolo per simulazione di reato.
Adesso Mura, attraverso il suo avvocato Giuseppe Longo, per l’aggressione fascista inventata ha chiesto la messa alla prova. La misura prevede una serie di obblighi tra cui un certo numero di ore da svolgere presso enti o associazioni e che consente, alla fine del percorso, di ottenere l’estinzione del reato. L’udienza ancora non è stata fissata.
Mura dopo la scoperta dell’aggressione inventata era stato sospeso dal sindacato Fillea Cgil di cui era segretario.
La denuncia e poi la verità sull’aggressione fascista inventata
Come Genova24 aveva spiegato in questo articolo, i dubbi sul racconto del sindacalista Fabiano Mura che aveva denunciato di aver subito un’aggressione fascista pochi giorni prima delle celebrazioni del 25 aprile erano sorti subito tra gli investigatori della Digos. Troppi particolari in quel racconto non collimavano con quanto emerso dalle indagini tecniche e in particolare dalle telecamere della zona. Poi quei dubbi erano diventati certezza per ammissione dello stesso sindacalista davanti al pm. Mura, messo alle strette, aveva ammesso la bugia.
Nella denuncia presentata alla polizia il sindacalista aveva raccontato di essere uscito di casa per prendere l’auto in dotazione dal sindacato (di cui ha indicato modello e targa) intorno alle 7.15 del mattino. Ha detto di aver attaccato alcuni volantini pro referendum sulle fiancate e spiegato di aver notato un’auto che lo seguiva. Quando si era fermato da quel mezzo erano scesi in due che l’avrebbero aggredito con sputi e poi fisicamente con un colpo al costato dopo aver fatto il saluto romano e avergli urlato “comunista di merda”. I medici del pronto soccorso del Villa Scassi non gli hanno riscontrato lesioni evidenti ma lo hanno visitato e dimesso con 5 giorni di prognosi.
L’analisi delle telecamere e la denuncia ritirata
Dall’analisi delle telecamere era però emerso che quella mattina il sindacalista non era uscito da casa alle 7.15 ma alle 7.45 e non da solo bensì in compagnia di alcuni famigliari. Poi alle 8 si era diretto alla sede della Cgil in via San Giovanni D’Acri e più tardi, al pronto soccorso dell’ospedale Villa Scassi. Prima di quell’ora e dalla sera precedente l’auto era sempre rimasta parcheggiata vicino a casa sua. Nel racconto c’erano poi altri aspetti poco chiari come quello relativo ai volantini sulla fiancata dell’auto di cui non è stata trovata traccia o la destinazione lavorativa di Mura al momento dell’aggressione, che non aveva mai voluto spiegare in dettaglio.
L’aggressione denunciata aveva provocato un certo allarme sociale in città e un presidio lanciato dalla Cgil a Sestri Ponente a cui avevano partecipato centinaia di persone. Poi le incongruenze sul racconto avevano scatenato furenti polemiche provenienti soprattutto dal centrodestra. Mura aveva ritirato la denuncia presentata alla polizia, poi convocato in Procura aveva ammesso che quell’aggressione non era mai esistita.