Aesop Rock – I Heard It’s A Mess There Too: A sorpresa, un mixtape più minimale e inquietante :: Le Recensioni di OndaRock
Dear Traveler,
It’s a mess out here. I heard it’s a mess there too.
I’ve been home pressing buttons and turning knobs mostly. […]I wanted to drop these recent experiments off for you.
I was trying out some new tools, and caught a little wave to wherever I’m headed. The songs feel more transitional than they do a final destination, but I had fun making them.
Inside of this message you will find a link to these experiments. Take care of them as you were carefully selected to receive these. […](Il messaggio che accompagna la pubblicazione)
Il nuovo album, o meglio mixtape, di Aesop Rock segna un cambiamento deciso rispetto alle ultime pubblicazioni del forbito rapper statunitense: produzioni tutte firmate dal titolare e assai più minimali, testi più brevi e un mood intimo, più inquieto e malinconico, che lascia un po’ da parte gli aspetti più ironici e colorati del suo multiforme linguaggio.
La frase che funge da titolo, “I Heard It’s A Mess There Too”, è l’ideale sintesi di questo nuovo sentire, inserito in un immaginario dialogo: trasmette un’empatia e una partecipazione alle difficoltà degli altri, che ci corrisponde e ci accomuna. Elementi di inquietudine attraversano i beat, a suggerire una tensione che a tratti diventa degna di un thriller.
Il mondo è un disastro, ovunque: serve un po’ d’aria fresca.
I dodici brani in scaletta sono la solita giostra di immagini più o meno suggestive ma la ginnastica sintattica e lessicale non diventa ora centrale, come pure accaduto in passato.
Blood in my hair, shit on my shoes, spit on my shirt
Ash in the air, ick on the nose, system alert
It might just be the dish we deserve
Le immagini con cui si apre l’album, attraverso “Crystals And Herbs”, ci immergono in un racconto che unisce fantascienza, surreale e noir. Come al solito, ogni spunto narrativo diventa un racconto e un viaggio mentale: ti distrai un secondo e si parla del Big Foot in “The Cut”, poi in “Full House Pinball” una serie di immagini inquietanti portano al ritornello da cui è tratto il titolo:
It’s a mess out here
I heard it’s a mess there too
Remember, when the smoke starts blowing, and your eyes start stinging
And your throat starts closing, what a little fresh air can do
Per quanto prevalga la tensione, un po’ di leggerezza arriva nei groove più colorati di “Bag Lunch”, “Potato Leek Soup” e “Spin to Win”, con innesti di funk: impossibile non molleggiare la testa sul beat.
Ma altrove dominano synth da brividi (“Opossum”, “Oh My Stars”) o un glockenspiel spettrale come in “Pay The Man” e altre immagini al solito fantasiose e versi densi come “I’m dressed for the Dickens/ but it’s all Franz Kafka” e “The Norman Rockwell that went Orwellian in seconds”. La chitarra che riecheggia in “Call Home” è pura tensione.
Quasi per caso si arriva persino a un brano che potrebbe ricordare un’atipica hit come “Poly Cotton Blend”, con il suo ritornello ironico:
Oh yea, go mega
In the trench where it get so extra
I’m on it, go AWOL
Get yourself out from behind the eight ball
OK, go stupid, take a piece, take another
No bullshit, get busy, go dum dum
Always hit the ground running with the bumrush
Un bis di alto livello, un’altra conferma di essere un’eccezione
A pochi mesi dal decimo album, “I Heard It’s A Mess There Too” mostra la creatività di Aesop Rock da una nuova angolazione, che unisce la sempre incredibile abilità con i versi con una più malinconica, rassegnata, pessimistica visione del mondo. È un bis di alto livello in un momento della carriera dove la maggior parte dei colleghi sono bolliti. Lui invece non stravolge il suo sound ma continua ad adattarlo a esigenze di volta in volta differenti.
Chiude “Sherbert”, con versi enigmatici e amari:
You could be the hero of the whole thing
You could be the watcher in the wait
You could be the likes of which we ain’t seen
Just not today, no not today
Just not today, no not today
Just not today, no not today
14/11/2025




