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Aereo precipitato, la scatola nera rivela che il capitano ha spento gli interruttori del carburante

Aereo precipitato: continuano le indagini sul motivo del disastro e importanti verità arrivano dalla scatola nera.

E’ stato un gesto inspiegabile, all’interno di un silenzio agghiacciante, durato qualche secondo, e poi il disastro. Sono questi gli elementi che emergono dai dati analizzati della scatola nera del volo Air India AI-229, precipitato il 12 giugno scorso pochi minuti dopo il decollo dall’aeroporto di Ahmedabad, nell’India occidentale. Nell’incidente hanno perso la vita 260 persone. Solo una persona è sopravvissuta. Oggi importanti verità arrivano dalla lettura dei tracciati della “scatola nera”.

Secondo quanto rivelato in esclusiva dal giornale Wall Street Journal, che cita fonti vicine all’indagine condotta da autorità statunitensi, sarebbe stato il capitano del volo, Sumeet Sabharwal, ad azionare gli interruttori che hanno interrotto il flusso di carburante verso entrambi i motori del Boeing 787 Dreamliner per motivi che ancora oggi paiono sconosciuti. La voce del copilota, Clive Kunder, si sente chiaramente nella registrazione: dapprima confuso, poi palesemente in preda al panico di fronte all’inatteso gesto del comandante. Il capitano, al contrario, mantiene un tono calmo e distaccato. Poteva essere così calmo perché era cosciente della verità?

La registrazione, secondo quanto riferito dalle fonti, documenta un breve scambio tra i due piloti. Kunder, che in quel momento era ai comandi dell’aereo, avrebbe chiesto al comandante perché avesse posizionato gli interruttori su “cutoff”, cioè la modalità che blocca l’alimentazione dei motori. La sua sorpresa si sarebbe rapidamente trasformata in panico, mentre Sabharwal non avrebbe fornito spiegazioni, né mostrato segni di agitazione.

Il rapporto preliminare redatto dall’Aircraft Accident Investigation Bureau (AAIB) indiano, pubblicato la scorsa settimana, aveva già accennato a uno scambio tra i piloti senza tuttavia specificare chi avesse detto cosa. Ora, grazie all’analisi approfondita dei dati e all’audio della cabina, sembrano emergere con maggiore chiarezza le responsabilità.

Resta tuttavia un nodo cruciale da sciogliere: il gesto del comandante è stato volontario o frutto di un errore? Il rapporto dell’AAIB non esclude né l’una né l’altra ipotesi perché non parla di motivazioni del gesto. Sono allo studio, oggi, anche eventuali difetti di progettazione dell’aeromobile, malfunzionamenti o problemi legati alla manutenzione. Allo stesso tempo le autorità investigative hanno coinvolto esperti in medicina aeronautica e psicologia per valutare il profilo psico-fisico dei piloti, in particolare del comandante Sabharwal.

Secondo quanto ricostruito finora, al momento della disattivazione dei motori era il primo ufficiale a pilotare l’aereo, impegnato nella delicata fase iniziale di salita. Il comandante, in qualità di pilota di monitoraggio, avrebbe avuto le mani libere, rendendolo l’unico in grado di azionare fisicamente gli interruttori, operati a distanza di un secondo l’uno dall’altro. Dieci secondi più tardi, sempre secondo il rapporto, i motori sarebbero stati riattivati, ma ormai era troppo tardi: il Dreamliner aveva perso quota in modo irreversibile e si è schiantato poco fuori dallo scalo di Ahmedabad.

La dinamica dell’incidente, resa ancora più enigmatica dalla freddezza del comandante e dalla mancanza di segnali di allarme, apre scenari complessi e preoccupanti.


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