Veneto

Addio Francesco, sorriso della gioia cristiana. Il ricordo di Venezia (video)

E’ mezzogiorno. Il suono, profondo e angosciante, è quello delle campane a lutto in Piazza San Pietro. Ci ricordano che l’instancabile Francesco si è fermato, anche se fino all’ultimo ha voluto essere in mezzo alla gente e predicare la Pace. A suonare, a mano, come da tradizione, il batocchio del campanone, Federico Ciriaci, coordinatore operativo dell’area tecnica della Fabbrica di San Pietro. Quindici minuti di suono freddo e lento.

Il suono delle campane non potrà cancellare che Francesco sarà ricordato dalla gente per molte cose. Tra queste per il suo sorriso gentile e per la risata schietta, fragorosa, che contagiava. Francesco amava l’umorismo e predicava di non perdere la fede ma cercando di “non perdere il buonumore”. Lo ripeteva in continuazione. “La Gioia cristiana è accompagnata dal senso dell’umorismo” mentre “il malumore non è segno di santità”, scriveva nel 2018 nella Lettera apostolica ‘Gaudete et exultate’.

“Gaudete”: Francesco ha preso questo imperativo alla lettera e si è anche divertito nella sua vita, anche se era complicata come quella di tutti. Indicava l’esempio di santi, come Tommaso Moro o Filippo Neri, grandi figure della Chiesa ma anche autentici burloni.
Nel 2015, nell’incontro con il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, tra protocollo e austerità del palazzo, prende in giro i suoi connazionali argentini: “Tutti sono rimasti sorpresi dal fatto che ho scelto di chiamarmi ‘Francesco’ perché, essendo argentino, pensavano che mi sarei chiamato Gesù II”. Sempre sull’Argentina, alla fine di una udienza generale del 2017, questa volta facendo riferimento alle connazionali “zitelle”, come lui le chiamava, raccontava la barzelletta sulla devozione a Sant’Antonio: “A 20 anni la donna chiede: Sant’Antonio, mandami un uomo che venga, che tenga e che convenga. A 30 anni la donna chiede a Sant’Antonio: che venga e che tenga. E a 40? A Sant’Antonio chiedono solo: Che venga”. E lì una risata fragorosa con gli occhi strizzati che diventavano piccoli piccoli.

Prima di partire per il G7 di Borgo Egnazia, a giugno dell’anno scorso, aveva aperto le porte del Palazzo apostolico vaticano ad un centinaio di comici. E se San Tommaso era arrivato a scrivere una preghiera per chiedere a Dio il buonumore, Francesco lo supera e dice, in quella occasione, che si può ridere anche di Dio. “Si può ridere anche di Dio? Certo, non è una bestemmia questa, come si gioca e si scherza con le persone che amiamo”. E poi quel grazie agli uomini che per mestiere spargono divertimento e buon umore perché chi riesce far sorridere anche chi soffre.

Di Francesco noi ricorderemo anche la recente visita a Venezia, un anno fa. Il 28 aprile 2024 Papa Bergoglio ha visitato il Padiglione della Santa Sede, situato presso il carcere femminile della Giudecca prima di recitare la Santa Messa in Piazza San Marco in un clima di grande festa collettiva per decine di migliaia di fedeli e non.

Di quella magica festa noi residenti, di quella che ormai si usa chiamare “città storica”, ricorderemo soprattutto le sue parole gentili e colme di attenzione, come sempre. Accolto al grido: “Francesco uno di noi! Viva il Papa!”, il Santo Padre ha infatti sorriso e nell’Omelia ha parlato di una Venezia bellissima ma delicata, con una nota di preoccupazione per i problemi della città, soffermandosi sugli effetti che derivano dell’overtourism, il sovraffollamento turistico.

Papa Francesco ha parlato di “relazioni sociali sfilacciate”, quelle prodotte da una città con sempre più turisti e sempre meno residenti, in cui vi è sempre più solitudine e individualismo.
“Se oggi guardiamo a questa città di Venezia – ha detto in un passaggio dell’omelia Papa Bergoglio – ammiriamo la sua incantevole bellezza, ma siamo anche preoccupati per le tante problematiche che la minacciano: i cambiamenti climatici, che hanno un impatto sulle acque della Laguna e sul territorio; la fragilità delle costruzioni, dei beni culturali, ma anche quella delle persone; la difficoltà di creare un ambiente che sia a misura d’uomo attraverso un’adeguata gestione del turismo; e inoltre tutto ciò che queste realtà rischiano di generare in termini di relazioni sociali sfilacciate, di individualismo e solitudine”.

Video dell’arrivo di Papa Francesco in Piazza San Marco, a Venezia, qui sotto.


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