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Adam, unico sopravvissuto tra dieci fratelli, sarà trasferito in Italia per le cure. Ma serve l’ok di Israele

Adam ha 11 anni e ha già vissuto più dolore di quanto molti possano immaginare in una vita intera. Lo scorso 23 maggio un bombardamento ha colpito la sua casa a Khan Younis, nella Striscia di Gaza, uccidendo nove dei suoi fratelli. In quel momento, la madre, la dottoressa Alaa al-Najjar, era in servizio all’ospedale: si è vista consegnare i corpi carbonizzati.

Adam è stato invece estratto vivo dalle macerie insieme al padre Hamdi, medico anche lui, ma entrambi erano in condizioni gravissime. Nella notte tra il 30 e il 31 maggio, Hamdi non ce l’ha fatta.

Adam, invece, è ancora vivo. Ma ha bisogno urgente di cure specialistiche: ha gravi lesioni al braccio, con danni neurologici e ustioni sul corpo. Le strutture sanitarie di Gaza, ormai al collasso, non sono in grado di garantirgli l’assistenza necessaria. La sua unica speranza è l’evacuazione all’estero e l’Italia ha teso una mano.

«Adam verrà presto in Italia, appena possibile, una volta risolti i problemi di autorizzazione da parte delle autorità israeliane», ha annunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Il piccolo sarà accompagnato da una zia, Nashwa al-Najjar, e da quattro cugini e verrà operato in una struttura sanitaria specializzata. Tra le possibili destinazioni: l’Ospedale Bambino Gesù di Roma, il Niguarda di Milano, o strutture pediatriche a Torino, Bergamo o Brescia. La data orientativa per l’intervento è l’11 giugno.

L’operazione di soccorso è frutto di una mobilitazione diplomatica e civile: l’appello dello zio di Adam, Ali al-Najjar, è stato rilanciato nelle scorse settimane dalla stampa italiana, commuovendo l’opinione pubblica e spingendo il governo ad agire. La Farnesina ha attivato immediatamente un coordinamento con il ministero della Salute e con l’Associazione ospedali pediatrici italiani (Aopi), che ha dichiarato la sua disponibilità ad accogliere Adam e, se possibile, altri bambini colpiti dal conflitto.


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