Acido ialuronico: come te nessuno mai
Questo articolo è pubblicato sul numero 43 di Vanity Fair in edicola fino al 21 ottobre 2025.
Per citare Italo Calvino, in letteratura sono classici i libri che non hanno mai finito di dire quel che hanno da dire, così in cosmesi lo sono quei prodotti o ingredienti capaci di evolversi, resistere e sorprendere. In pratica, i fili conduttori di una bellezza in costante cambiamento che sfugge a una definizione unitaria. Uno su tutti l’acido ialuronico, il principio attivo dalle proprietà umettanti e idratanti che sembra non essere soggetto né al tempo né ai trend beauty passaggeri di TikTok, mettendo d’accordo le esigenze skincare di generazioni diverse. Già presente naturalmente nel nostro organismo, ha fatto il suo ingresso in cosmesi agli inizi degli anni Novanta. Allora veniva ricavato dalla cresta di gallo, oggi viene invece prodotto per fermentazione batterica: «La ricerca cosmetica ha sviluppato nuove forme frammentate e con diversi pesi molecolari, in grado di agire in modo più mirato sulla pelle. Rispetto al passato, le formule attuali sono più efficaci, stabili e sicure», afferma Rosella Malanchin, ceo di
Roelmi Hpc, azienda italiana che sviluppa ingredienti per cosmetici. «La qualità varia in base alla purezza, al metodo di estrazione e al peso molecolare. Un acido ialuronico di alta qualità deve essere privo di contaminanti, biocompatibile e avere una stabilità ottimale. Anche la capacità di penetrazione cutanea e la durata dell’effetto dipendono dalla materia prima». I prodotti skincare all’avanguardia inseriscono più tipologie di acido ialuronico e dal peso molecolare differente. Secondo Mara Alvaro, consulente di formulazione, cosmetologa e divulgatrice: «La composizione migliore è l’emulsione acqua in olio anche se l’efficacia complessiva dipende anche da altri fattori,
come le condizioni della pelle e la struttura della formula. L’acido ialuronico si distribuisce nei diversi strati dell’epidermide a seconda del suo peso molecolare, quindi, più è frammentato più ci sarà penetrazione, assorbimento e distribuzione». Con la tecnologia Hyaluronic 14+, il brand dermocosmetico Miamo ha puntato sul complesso sinergico di sette differenti tipi di acido ialuronico e 14 pesi molecolari per apportare proprio un’idratazione su più livelli. «Una scelta basata sull’analisi delle proprietà penetrative e delle risposte fisiologiche che ciascun peso molecolare di acido ialuronico ha sui diversi strati della pelle. Grazie a un processo di ricerca abbiamo identificato che la combinazione di queste sette varianti favorisce una penetrazione ottimale: immediata in superficie e progressiva negli altri strati», racconta Camilla D’Antonio, co-founder e direttrice scientifica
di Miamo. In medicina estetica, l’acido
ialuronico è così popolare da essere diventato sinonimo di filler. «In realtà non è l’unico ma è diventato il più diffuso per la sua facilità di utilizzo, sicurezza e costo-efficacia», spiega il dottor Giulio Borbon, medico chirurgo estetico e rigenerativo, direttore scientifico di Studio Borbon a Milano. «È una molecola che crea volume e richiama acqua, oggi rispetto a un tempo abbiamo a disposizione più tipologie di acido ialuronico con pesi molecolari e livelli di viscosità differenti a seconda dell’area del viso da trattare, ma il problema è che il miglioramento della molecola non sempre è andato di pari passo con i risultati. Soprattutto se iniettato ripetutamente, rischia di rimanere sotto pelle a lungo, causando gonfiore e un aspetto poco naturale. La qualità varia tra i prodotti e le marche, la discriminante per i filler è rappresentata dalle certificazioni e dai paper scientifici di supporto». Si parla poi di integratori al collagene, ma anche l’acido ialuronico può essere assunto per via orale. Nonostante la maggior parte delle prove scientifiche provengano da studi sponsorizzati e non esistano ancora grandi meta-analisi indipendenti, la letteratura nel complesso è coerente: idratazione ed elasticità sembrano migliorare.
Combinazioni vincenti
1. Rimpolpa con acido ialuronico a ridotto peso molecolare e un complesso di peptidi: Hyaluronic Acid + Peptides Ceramide Capsules Hydra-Plumping Serum di Elizabeth Arden.
2. È indicata anche come base trucco: Hyaluron Activ B3 Crema Rigenerante Cellulare di Avène.
3. C’è l’azione sinergica di 7 forme di acido ialuronico con oltre 14 pesi molecolari differenti in Hyaluronic 14+ Fusion Serum di Miamo.
4. Acido ialuronico e vitamina C, illumina: Jaluronius Cream C di Cosmetici Magistrali.
Texture piacevoli a rapido assorbimento
1. Con tre pesi molecolari di acido ialuronico biotecnologico, vitamina C e un complesso anti-smog: Hyaluronic Elisir + Vitamin C di Alkemy (€68). 2. 3X Hyaluronic Night Blend™, tecnologia che unisce tre tipi di acido ialuronico, in Water Sleeping Mask di Laneige (€ 33). 3. Il potere sinergico di acido ialuronico in cinque pesi molecolari e miele per riparare: Siero Bee Tech Concentrates HA5 Honey Repair di Apivita (€ 39,90). 4. Idrata in profondità e contrasta i primi segni del tempo: Isdinceutics Hyaluronic Moisture Normal to Dry Skin di Isdin (€ 34,01).
Il punzecchiamento che rigenera senza stravolgere
Contrario all’uso del botox nei trattamenti estetici e da sempre convinto sostenitore dell’acido ialuronico puro (e non di quello riempitivo), il professor Antonino Di Pietro, padre della Dermatologia Plastica-Rigenerativa e fondatore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis in collaborazione con il Gruppo Ospedaliero San Donato, nel corso degli anni Novanta ha messo a punto e brevettato quello che è ormai un trattamento cult in dermatologia estetica, il famoso Picotage®, segreto di molte attrici che vogliono migliorarsi senza stravolgersi, e ben descritto nell’ultimo suo libro Cambia pelle. I segreti della rigenerazione e della skinlongevity per una bellezza naturale (Sperling & Kupfer, pagg. 208, € 18,90). «Il termine deriva dal francese picoter, ovvero punzecchiare. Consiste nell’iniettare piccolissime quantità di acido ialuronico libero tramite microiniezioni a un millimetro di profondità, così da non rompere alcun capillare e senza dolore o trauma cutaneo», specifica Di Pietro. «Attraverso l’utilizzo di un ago speciale molto corto e sottile chiamato PicoSit, queste piccole punture superficiali vengono eseguite a un centimetro di distanza l’una dall’altra su tutto il viso, il collo e il décolleté. È un metodo innovativo perché agisce sul derma papillare, ovvero quello più esterno, e non su quello medio o profondo come fanno le terapie biorivitalizzanti. Si esegue mediamente un trattamento al mese per tre volte e poi una seduta di mantenimento ogni trimestre». Marta Caramelli
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