Achille Costacurta a One More Time: «Mi hanno legato al letto per tre giorni, ho subito sette Tso, ho tentato di togliermi la vita a 15 anni. Oggi sono vivo e voglio aiutare gli altri»
Un racconto doloroso, ma pieno di speranza. Achille Costacurta, 21 anni, figlio dell’ex calciatore Billy Costacurta e dell’attrice Martina Colombari, è l’ospite del nuovo episodio del podcast One More Time, condotto da Luca Casadei e disponibile da oggi, venerdì 31 ottobre, su OnePodcast e su tutte le principali piattaforme audio.
Nel corso della lunga intervista, Achille ripercorre la sua adolescenza complicata tra detenzione, Tso, droghe, rabbia e la diagnosi di Adhd, un tentativo di suicidio, un rapporto difficile con i genitori che da sempre lottano per aiutarlo e la voglia di riscatto lontano da Milano.
«Sette Tso, mi hanno legato al letto per tre giorni»
Achille non nasconde i drammi del suo passato, tra sostanze e ricoveri forzati: «Ho iniziato a fumare a 13 anni. Al compleanno dei miei 18 anni ho provato la mescalina. Una volta ho avuto una colluttazione con la polizia. Ero sotto effetto e ho fatto il matto su un taxi. Il poliziotto arriva, mi tira un pugno in faccia, io ero allucinato quindi l’ho spaccato di legnate. Lì dopo poco mi fanno il primo Tso, me ne hanno fatti 7. Il problema era che, quando me l’hanno fatto a Padova, perfetti, gentilissimi, a Milano mi hanno legato al letto per tre giorni perché gli ho dato un colpo sulla spalla. Urlavo che mi serviva il pappagallo, io ero legato, mani e piedi, tutto, e mi dovevo fare la pipì addosso».
È la clinica svizzera a rappresentare per lui la svolta: «Quando sono andato in clinica in Svizzera mi hanno detto: “Se fossi stato fuori altri 10 giorni saresti morto” perché hai il cuore a riposo a 150 battiti. La Svizzera da così a così, ti dicono: “Tu sei qua e puoi scegliere, se ti vuoi drogare c’è la strada, puoi andare e puoi fare quello che vuoi, vai. Se tu invece hai bisogno di una mano, vieni qua e noi ti aiutiamo”. Mi hanno fatto cambiar vita, grazie a loro io non mi drogo più. Il loro approccio ti fa capire veramente le cose importanti. Li ringrazierò per tutta la vita».
La scoperta dell’Adhd arriva solo di recente, dopo anni di comportamenti impulsivi e difficoltà scolastiche: «In terza media non mi ammettono all’esame per il comportamento. Al liceo dopo 3 mesi mi sbattono fuori. Non mi avevano ancora diagnosticato l’Adhd, lo scopro a maggio dell’anno scorso perché andando in questa clinica in Svizzera, dopo aver esagerato con le sostanze, loro avevano già capito tutto senza farmi fare i test: “Tu ti volevi autocurare con la droga”. Il fatto che ho la fissa con il numero 5 e col numero 9, ho 500 progetti in testa che voglio fare. Il mio cervello non produce abbastanza dopamina».
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