Accordo Usa-Corea sui 300 lavoratori fermati. Presto torneranno a casa
Dal nostro corrispondente
NEW DELHI – Il governo della Corea del Sud ha raggiunto un accordo con gli Stati Uniti per ottenere la liberazione di centinaia di lavoratori fermati nei giorni scorsi in Georgia, dove stavano costruendo per conto di Lg e Hyundai uno stabilimento per la produzione di batterie per veicoli elettrici. Secondo quanto riferito dal capo di gabinetto del neo presidente sudcoreano Lee Jae Myung mancherebbero solo alcuni adempimenti amministrativi, e non appena saranno compiuti gli oltre 300 lavoratori saranno rimpatriati a bordo di un volo speciale.
Il negoziato per la loro liberazione si è reso necessario dopo un clamoroso raid delle autorità americane nel cantiere che sta sorgendo a fianco di uno stabilimento della Hyundai che dà già lavoro a 1.200 persone e che è uno dei presìdi industriali più grandi realizzati in Georgia, uno Stato nel sud degli Stati Uniti con un tasso di povertà più alto della media nazionale. Nel corso dell’operazione – che ha portato al blocco del cantiere – sono state fermate 475 persone, tra cui oltre 300 sudcoreani.
Si tratta in parte di dipendenti della Lg e di imprese di costruzioni impegnate nel cantiere entrati negli Stati Uniti con diverse tipologie di visto o grazie a un programma pensato per bypassare gli ostacoli burocratici all’immigrazione di personale specializzato. Negli ultimi mesi, la Corea del Sud è stato uno dei Paesi che ha risposto con maggior disponibilità alle pressioni americane perché una parte delle esportazioni verso gli Usa fossero in prospettiva sostituite dalla produzione in loco, con investimenti in fabbriche e impianti.
L’operazione anti-immigrazione delle autorità americane di giovedì non è che l’episodio più clamoroso di una controversa campagna all’insegna dell’America First promossa dall’amministrazione Trump che sta prendendo di mira i lavoratori stranieri con l’obiettivo di deportarli o spingerli a lasciare il Paese. Secondo alcuni osservatori i raid voluti dal governo stanno già pesando sull’andamento del mercato del lavoro Usa – che sta dando evidenti segnali di raffreddamento – e in futuro potrebbero riverberarsi anche sull’andamento dell’inflazione, andando a sommarsi all’effetto dei dazi sui prezzi dei beni importati.
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