accordo a Istanbul per scambio di prigionieri, nulla sul cessate il fuoco
Sette settimane di silenzio, poi la ripresa dei colloqui. Che durano appena 40 minuti e non riprenderanno giovedì. I negoziatori russi e ucraini sono tornati a parlarsi nella terza tornata delle trattative avviate a Istanbul con la mediazione della Turchia. In teoria sarebbero dovuti servire, lo auspicava anche Volodymyr Zelensky, per aprire la strada a un vertice con Vladimir Putin. Ma il “lavoro complesso” di preparazione al quale aveva alluso il Cremlino si è manifestato plasticamente nella durata del tavolo. Meno di un’ora e due sole decisioni: un nuovo scambio di militari e anche di civili, nessun nuovo faccia a faccia nella giornata di giovedì.
“I rappresentanti dell’Ucraina insisteranno ancora una volta sulla necessità di un urgente e completo cessate il fuoco”, aveva scritto Zelensky su X poco prima dell’inizio delle trattative. “L’obiettivo finale è ovviamente un cessate il fuoco che costruisca la strada alla pace”, gli aveva fatto eco il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan. Ma la Russia ha detto più volte che un cessate il fuoco non può essere raggiunto senza un accordo complessivo su una soluzione di pace duratura. E non è stata questa la volta buona.
La delegazione ucraina, guidata come nelle due tornate precedenti dall’ex ministro della Difesa Rustem Umerov, è arrivata nella città sul Bosforo dopo che ad Ankara il capo di gabinetto della presidenza di Kiev, Andrey Yermak, aveva avuto un incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Durante il colloquio, è stata discussa tra l’altro la possibilità di una “ulteriore cooperazione nella difesa” tra l’Ucraina e la Turchia, ha scritto sul suo canale Telegram Yermak. E l’incontro tra le delegazioni russa e ucraina, svoltosi presso il palazzo Ciragan, era stato preceduto da un colloquio ristretto a tre il ministro turco Fidan, Umerov e il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky. Alla vigilia dei colloqui, Zelensky aveva detto che “l’Ucraina è pronta a lavorare nel modo più produttivo possibile” per arrivare alla pace e per “preparare un incontro dei leader per la vera fine di questa guerra”.
Niente da fare, nonostante anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, avesse confermato che, dopo gli scambi di prigionieri concordati nelle due precedenti tornate, la terza sarebbe dovuta servire proprio ad avviare il lavoro per “la preparazione dell’incontro al vertice”. Un lavoro tuttavia “complesso” che deve passare attraverso la ricerca di punti comuni tra i memorandum preparati dalle due parti con le rispettive proposte di pace. Documenti che tuttavia sono “diametralmente opposti”, aveva avvertito il portavoce di Putin. “Nessuno si aspetta una strada facile”, aveva affermato ancora Peskov. A giudicare da come è finita, resta davvero in salita.
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