Società

Accattonaggio vietato a Portofino, arriva la diffida di Avvocato di strada: «Impedire ai poveri di chiedere aiuto è illegittimo»

A Portofino, dove il reddito medio sfiora i 95mila euro annui, è entrata in vigore un’ordinanza che vieta ogni forma di accattonaggio. Ma c’è chi non ci sta. L’associazione Avvocato di strada ha inviato una formale diffida al sindaco Matteo Viacava, chiedendo il ritiro immediato del provvedimento. «È un’ordinanza illegittima che deve essere ritirata o modificata. Abbiamo dato al sindaco 15 giorni per farlo: se non lo farà agiremo in sede legale», ha dichiarato Antonio Mumolo, presidente dell’associazione che da oltre vent’anni difende i diritti delle persone senza dimora.

«È una storia che conosciamo fin troppo bene», prosegue Mumolo. «Molti comuni pensano di poter vietare per legge la povertà. I poveri danno fastidio e sono brutti da vedere, ma è difficile pensare a progetti di accoglienza e solidarietà per aiutarli a rifarsi una vita e magari trovare un lavoro e una casa. È molto più immediato firmare un’ordinanza che multa chi si “azzarda” a mostrare il proprio stato di bisogno e magari chiede l’elemosina senza dare fastidio a nessuno. Peccato però che in Italia non si possa fare».

Il testo dell’ordinanza, valida fino al 30 settembre, parla chiaro: è vietato chiedere l’elemosina. Ma non è tutto: non si potrà «bivaccare» su panchine con vettovagliamenti, né sdraiarsi su piazze e muretti, né girare a torso nudo, in costume o scalzi. Anche vino e superalcolici sono banditi fuori dai locali. «Portofino vuole essere, e lo resterà sempre, un’oasi di tranquillità. Niente movida qui, niente ubriacature, niente schiamazzi», ha dichiarato al Corriere il sindaco Viacava, che sintetizza così la filosofia del provvedimento: «Portofino è un salotto, non è questione di ricco o povero: qui possono passare tutti. L’importante è che rispettino le regole». E aggiunge orgoglioso: «Da noi non si vedono più nemmeno i venditori di fiori fuori dai ristoranti».

Ma Avvocato di strada insiste: «Noi crediamo che i comuni debbano combattere la povertà, non i poveri. Vietare l’accattonaggio non molesto significa accanirsi contro le condizioni stesse di fragilità delle persone, e non contro un comportamento illecito», afferma ancora Mumolo. «La giurisprudenza del Consiglio di Stato è assolutamente univoca sul punto, e abbiamo riportato sonanti vittorie ogni volta che abbiamo intentato un ricorso contro comuni che avevano adottato ordinanze identiche a quella di Portofino».

Il messaggio dell’associazione è netto: «In Italia non può essere reato stendere una mano per chiedere da mangiare. Confidiamo nella buona volontà del Comune di Portofino e siamo certi che vorrà accogliere la nostra diffida in tempi brevi. Se non sarà così», conclude Mumolo, «ascolteremo il parere del Consiglio di Stato».

L’ordinanza, nel piccolo borgo di 350 residenti, è largamente apprezzata tra esercenti e ristoratori. Eppure qualche voce fuori dal coro esiste. Come quella di don Alessandro Giosso, parroco della chiesa di San Martino, che riflette: «Portofino è per sua natura un luogo esposto alla bellezza e alle sue contraddizioni. La cura dello spazio non può dimenticare la cura dell’uomo, sostenendo chi non ha alternative per vivere».

Nel frattempo, anche altri comuni liguri seguono la stessa linea: Santa Margherita Ligure sta per approvare un regolamento simile, mentre Camogli e Rapallo hanno già da tempo adottato norme contro accattonaggio e comportamenti «indecorosi». Ma la questione resta aperta, e la diffida inviata da Avvocato di strada potrebbe diventare il primo passo verso un contenzioso destinato a fare scuola.


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