Trentino Alto Adige/Suedtirol

Abusi nella Chiesa: «Ora le vittime meritano giustizia» – Cronaca



BOLZANO. Chi ha commesso abusi deve pagare. «Sarà fatta giustizia». Gottfried Ugolini, responsabile del Servizio diocesano per la tutela dei minori, interviene sullo studio che analizza i casi di presunti abusi su minori e persone vulnerabili nella Diocesi tra il 1964 e il 2023. Pensa alle vittime e alla loro ferita. «Una delle cose che raccontano tutte le donne e gli uomini vittime di abusi è che non sono stati ascoltati. Non sono stati presi sul serio, non sono stati creduti», così don Ugolini (intervistato dalla Rai). È importantissimo, dice, «che sia fatta giustizia, che ognuno si assuma la propria responsabilità e le conseguenze».

Vittime tra 8 e 14 anni

Coinvolto almeno il 4% dei sacerdoti in servizio. I più colpiti? I minori fra gli 8 e i 14 anni, per oltre i due terzi femmine. Gli autori degli abusi – dalle pesanti allusioni sessuali alle vere e proprie violenze carnali – avevano per lo più fra i 28 e i 45 anni. Non mancavano i sacerdoti in possesso di ingenti quantitativi di materiale pedo-pornografico. Il dato forse più impressionante: tre vittime, negli anni successivi, si sarebbero suicidate perché indelebilmente segnate dalle violenze subite. È la fotografia del fenomeno abusi sessuali nella Diocesi di Bolzano-Bressanone fra il 1964 e il 2023, scattata dai legali dello studio associato Westpfahl Spilker Wastl di Monaco di Baviera, incaricato di indagare il fenomeno.

Alto numero di casi sommersi

Le cifre riportate nello studio presentato al vescovo lunedì, spiegano i relatori, «non ambiscono (non possono ambire) per loro stessa natura a descrivere in via definitiva la portata degli abusi sessuali commessi dai chierici all’interno della Diocesi». A frapporvisi è già la circostanza che nei fascicoli visionati affiorano indizi, talvolta vaghi, della presenza di altre possibili persone offese, non fattesi avanti con la Diocesi o non meglio individuabili. «È dunque da presumere – concludono gli avvocati – un alto numero di casi sommersi». Il genere di descrizioni riportate nei fascicoli sui (presunti) abusi «non consente, in un gran numero di casi, di individuare lo specifico tipo di abuso in questione, né di quantificarne la frequenza relativa di accadimento con riguardo a singoli individui». I casi esaminati, si chiarisce poi, «coprono un’ampia gamma di gradi di intensità, che spaziano dalle allusioni sessuali e degradanti ai casi più gravi di violenza carnale».

Il 4 per cento dei clerici

Per 41 esponenti del clero altoatesino sono emersi indizi di complessivi 67 fatti di rilievo. Il numero, si legge nel rapporto, corrisponde al 4,1% dei chierici esistenti nel periodo in esame e di cui i relatori abbiano visionato i fascicoli personali. Si tratta esclusivamente di sacerdoti. Con riguardo ai diaconi, non si sono individuati fatti di rilievo. Per 29 dei chierici accusati i relatori considerano almeno plausibile la commissione dell’abuso. Per i restanti 12 chierici, le accuse non hanno invece potuto essere valutate con la dovuta sicurezza.

La struttura per età

Considerando il momento della commissione del primo atto di abuso, la maggior parte dei sacerdoti accusati appartiene alla fascia di età compresa fra i 28 e i 35 anni (29%) e quindi, si spiega, «a un gruppo di persone che, antecedentemente al primo sospetto, non era in servizio da molto tempo». Segue, in ordine di grandezza, un secondo gruppo, percentualmente solo di poco minore (24%), costituito da sacerdoti accusati rientranti nella fascia di età compresa fra i 36 e i 45 anni, operanti nella pastorale già da qualche tempo antecedentemente al primo sospetto di abuso. In altri studi (condotti anche dagli stessi legali bavaresi), il gruppo di età compresa tra i 36 e i 55 anni costituiva solitamente quello più nutrito degli autori di abusi. I relatori non hanno individuato sospettati fra gli ultra 65enni. Sul totale dei sacerdoti accusati, 34 erano appartenenti alla Diocesi di Bolzano-Bressanone quale organismo di incardinazione e 7 erano appartenenti a un ordine religioso.

Fino a 10 vittime per chierico

Sul totale dei 41 sacerdoti accusati o sospettati di avere commesso abusi, il numero di persone offese determinabile sulla scorta dei documenti esaminati nel corso dell’indagine ammonta per 24 sacerdoti accusati a un’unica persona offesa, per 16 sacerdoti accusati a 2-5 persone offese, per un sacerdote accusato a più di 10 persone offese. I legali incaricati, però, tengono a sottolineare: «Senza con ciò nulla dire circa la frequenza di esposizione dei soggetti alle molestie. Informazioni precise circa la frequenza di commissione degli abusi su una persona offesa, si rinvengono solo in casi estremamente rari negli atti visionati».

Chi erano le vittime

Complessivamente, i relatori hanno individuato 75 persone offese. Stando a quanto accertato, per 59 delle persone direttamente interessate si può presumere un atto di abuso quantomeno plausibile. Per 16 degli interessati mancava invece una base di giudizio sufficiente a dimostrare l’abuso. In base al sesso, le 75 persone offese si suddividono così: 68% femmine (51 persone), 24% maschi (18), 8% di sesso ignoto. Nel contesto dell’incarico di indagine, infatti, la determinazione del sesso delle persone offese non è stata sempre possibile senza enormi sforzi: «L’operazione – si legge – è risultata complessa, ad esempio, quando erano disponibili solo elementi anonimi riguardo a un dato episodio di abuso, o quando i fatti risalivano a molto tempo prima e quando le condotte di abuso coinvolgevano sia persone di sesso femminile che maschile».

Un gran numero di immagini

Nel determinare il numero delle persone offese, va oltre il rapporto dei legali, non si è tenuto conto dei casi di detenzione di materiale pedo-pornografico. Anche in questi casi, però, «non vi è di certo il minimo dubbio che i bambini presenti nelle immagini siano vittime di abusi sessuali». Eppure non è stato possibile quantificarne il numero, per il semplice motivo che la natura e l’entità del materiale di rilievo detenuto dai soggetti accusati non erano note nel dettaglio. Di norma, tuttavia, «si trattava di un gran numero di immagini incriminate».

I suicidi

Con riguardo alle persone offese di sesso maschile, i relatori hanno scoperto che, decenni dopo gli abusi, tre di loro (pari al 16% dei maschi direttamente interessati) si tolsero la vita. Il suicidio fu messo in relazione con gli episodi di abuso, vuoi dai diretti interessati vuoi dai loro familiari. Nel proprio lavoro, e potendosi basare solo sulle informazioni disponibili, i relatori non sono riusciti a stabilire in via definitiva se e in quale misura esista effettivamente un nesso a tale riguardo.

Quando sono emersi i fatti

La maggioranza dei fatti di rilievo (35, pari al 52,24%) è emerso dopo il 2010. Ne consegue però anche che, per quasi la metà (29 casi), i fatti oggetto dell’indagine erano già «dimostrabilmente noti» prima dell’anno 2010, che viene spesso indicato come momento di svolta. A modo di vedere dei relatori, «questo esito conferma la constatazione che la teoria degli autori isolati dei reati, o delle pecore nere, alquanto diffusa, non ha invece mai avuto alcun fondamento, dovendo piuttosto essere vista come un tentativo di autodifesa; a maggior ragione quando si consideri l’esplosione degli scandali legati agli abusi sessuali avvenuta all’estero, sia nel continente americano che in quello europeo»




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