Abusi edilizi storici: quelli di prima del 1967 potranno essere sanati più facilmente
Il tema dei condoni edilizi torna al centro del dibattito politico con l’avvio dell’esame del disegno di legge delega per la revisione del Testo unico dell’edilizia, che dovrebbe approdare a breve in Consiglio dei ministri. Il provvedimento, annunciato dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, mira a semplificare e uniformare le regole per la regolarizzazione degli abusi storici, fissando come riferimento l’anno 1967: le difformità edilizie precedenti a questa data potrebbero diventare più facilmente sanabili. L’obiettivo è creare standard nazionali comuni, superando le differenze attualmente esistenti tra Regioni e amministrazioni locali.
Parallelamente, prosegue il dibattito sulla possibilità di ampliare la sanatoria dei condoni pregressi. Alcuni emendamenti, avanzati da esponenti di Fratelli d’Italia, propongono una regolarizzazione modellata sul primo condono del 1985, estendendo la possibilità di sanare opere accessorie come tettoie, portici, balconi e interventi di ristrutturazione senza autorizzazione, purché non abbiano comportato aumento di volumetria. Restano escluse le costruzioni integralmente abusive.
La riforma prevede anche il riordino dei titoli edilizi e una maggiore chiarezza nella classificazione delle violazioni. Tra le novità più rilevanti ci sono la definizione di categorie uniformi di difformità, il superamento della doppia conformità e strumenti di semplificazione per la dimostrazione dello stato legittimo degli immobili. Particolare attenzione è riservata alla digitalizzazione: l’introduzione di banche dati interoperabili e di un fascicolo digitale delle costruzioni dovrebbe garantire maggiore trasparenza e certezza sulle vicende amministrative degli immobili.
Il provvedimento è accompagnato da un confronto politico intenso. L’opposizione denuncia il rischio di trasformare la sanatoria in strumento di campagna elettorale, mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sottolinea che si tratta di «un’opportunità per fare qualcosa che non deve essere un favore all’abusivismo, ma una regolarizzazione a determinate condizioni». Sulla stessa linea il presidente della commissione Bilancio del Senato Nicola Calandrini, secondo cui il ddl non rappresenta un nuovo condono, ma elimina «una discriminazione che si protrae da ventitré anni».
Infine, tra gli emendamenti al disegno di legge di Bilancio 2026 è prevista anche la chiusura entro marzo 2026 delle pendenze relative ai condoni del 1985, 1994 e 2003, con l’obiettivo di far concludere le istruttorie comunali ancora aperte. Il quadro normativo rimane in evoluzione, ma la direzione è chiara: regolarizzazione mirata degli abusi storici, semplificazione e uniformità delle procedure, accompagnate da strumenti digitali per garantire trasparenza e tracciabilità.
Source link




