Società

Abusi e molestie sessuali su due studentesse, il tribunale del lavoro condanna il regista e un teatro di Parma: «Avevamo la consapevolezza che tutti sapessero ed era questo a renderci silenziose»

A teatro, si dice, funziona così, qualche compromesso bisogna accettarlo e in fondo alle attrici piace. Si dice anche che se fossero tanto morigerate avrebbero scelto un altro mestiere. Il giudizio che in larga misura investe le donne che lavorano nel mondo dello spettacolo è troppo spesso questo e così negli anni ogni forma di abuso o sessismo è stata nascosta, tollerata, giustificata anche dall’estro creativo di chi le perpetuava e dal clima cameratesco del retro palco, dove tutto è permesso.

Nel nostro Paese il #metoo non è mai davvero iniziato e non è detto che accada nemmeno questa volta ma a portare in quella direzione, adesso, è il tribunale del Lavoro, di Bologna e Parma, che ha condannato per violenze e molestie sessuali verso due studentesse, un noto regista – il cui nome è stato oscurato – che operava presso il Teatro Due di Parma; e ha obbligato lo stesso teatro a risarcire le vittime, perché sapeva e non ha impedito che gli abusi si perpetuassero.

Una sentenza epocale, destinata a fare scuola e della quale si è parlato nel corso di un incontro pubblico organizzato presso la Casa delle Donne di Parma, che ha radunato un folto pubblico, dentro e fuori la sede.

Tutto è nato dalla determinazione di Federica Ombrato e Veronica Stecchetti, due studentesse del corso di alta formazione del teatro, che nel 2019 si sono rivolte alla Casa delle donne per denunciare abusi e vessazioni subite in teatro, ma non solo, dal regista.

«Quando ho deciso di parlare mi sentivo più simile a un pentito di mafia piuttosto che a una vittima di violenza. La percezione che avevo all’inizio era quella di dire ciò che non poteva essere detto, di parlare di un sistema che non poteva essere scoperchiato. Noi studentesse avevamo la consapevolezza che tutti sapessero, dalla direttrice agli attori del teatro, ed era questo a renderci silenziose e a farci comprendere che così funzionavano le cose. Se tutti sanno, lavorano e stanno zitti allora bisogna stare zitti, sono le regole del gioco, pensavamo. Infatti all’inizio, quando abbiamo iniziato a raccontare, nessuno ci ascoltava», ha detto Veronica Stecchetti.

A farlo sono state l’associazione Amleta e Differenza Donna, e in particolare le avvocate Maria Teresa Manente e Chiara Colasurdo, che si sono occupate del caso dal punto di vista legale.

«Una volta ascoltato le attrici abbiamo sporto subito denuncia per violenza sessuale ma la pratica è stata archiviata per improcedibilità visto era passato più di un anno dai fatti, tempo massimo previsto dalla legge per denunciare i reati di violenza sessuale. Le ragazze però sono state ritenute credibilissime dalla Procura quindi, siccome i reati erano avvenuti sul luogo di lavoro, ci siamo rivolte al giudice del lavoro, che li ha confermati, stabilendo la responsabilità non solo dell’autore delle violenze ma anche dell’ente teatrale, per non aver fatto nulla per impedire che avvenissero».


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »