Abbattere la recidiva con lo sport, nasce progetto al carcere di Perugia
Un’occasione di svago che impegnerà 24 detenuti e 12 detenute in tre diverse attività sportive, si chiama Sport Active, allenati a stare bene ed è un nuovo progetto nato nell’istituto penitenziario di Perugia. Iniziativa promossa da Sport&Salute e realizzata dalla cooperativa Frontiera Lavoro insieme al circolo sportivo Tennis club Chiugiana.
Il progetto I detenuti selezionati sulla base del programma personale di trattamento e reinserimento sociale potranno frequentare due allenamenti settimanali pikleball e tennis presso la sezione maschile, e pallavolo presso la sezione femminile per una durata di 103 ore ciascuna, coordinate da tecnici sportivi di comprovata esperienza. Il progetto permetterà di rafforzare la solidarietà e promuovere valori positivi grazie allo sport, capace di unire al di là delle difficoltà. Inoltre, il tasso di recidiva in chi pratica sport è stato ridotto del 20 per cento rispetto alla media del 70 per cento. Lo sport diventa un’opportunità per guardare al futuro con speranza e per creare una reale possibilità di reinserimento nella società. Rendere disponibile un’attività sportiva strutturata significa mettere a disposizione uno strumento che potrà essere capitalizzato al meglio nel percorso di recupero della persona detenuta, per offrirgli una nuova opportunità di vita.
I benefici Gli allenamenti non sono solo un momento ludico, ma permettono di costruire un senso di appartenenza tra i detenuti che in quel momento non sono più tali, ma diventano solo persone che praticano sport. «Non è solamente attività fisica ma è solidarietà, rispetto delle regole, perseguimento di obiettivi sani, apprendimento del lavoro di gruppo – spiega il coordinatore Luca Verdolini – Tutto questo è fondamentale per persone che vivono un’esperienza di detenzione, sempre più segnati da una grande fragilità e da trascorsi tragici».
Contro i pregiudizi «Queste attività – afferma il tecnico sportivo Roberto Tenerini – contribuiscono al benessere psico fisico delle persone detenute favorendo il loro recupero in un contesto decisamente difficile. I partecipanti si presentano al campo da gioco molto emozionati e dopo un primo impatto iniziale si aiutano a vicenda e questo è l’inizio dello sport e anche del gioco della vita». La parola chiave è sostegno perché solo insieme si superano le difficoltà e i pregiudizi. «Anche nella vita di tutti i giorni – sostiene Gabriel, ristretto presso il reparto circondariale, partecipante all’attività di pikleball – occorre aiutarsi reciprocamente, senza questo non c’è squadra né futuro».
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