Cultura

Aaron May – David Ridley

Adolescence” è indubbiamente una delle serie dell’anno, sia in termini di qualità del prodotto, sia per il modo originale (quattro puntate in piano sequenza) di raccontare una storia che affronta un tema davvero angosciante (tutto ciò che gira intorno alla cosiddetta Manosfera) in modo quasi asettico ed estremamente diretto. Una storia tanto coinvolgente e studiata così nei minimi dettagli si potrebbe pensare che non avesse neppure bisogno di una musica per poter esaltarsi, e in effetti la colonna sonora del duo Aaron May e David Ridley gioca di fioretto, senza mai prendere il sopravvento sulle immagini, bensì accompagnandole con le sue pulsioni dub nei momenti più concitati e aspettando l’escalation di tensione con ritmi downtempo.

“Jamie In The Van” inizia con un ritmo cadenzato – quasi da metronomo – che passa dall’elettronica a pattern di vocalizzi che si ispirano chiaramente a Philip Glass. Questa idea raggiunge il suo punto più alto nel finale con la magnifica “Eddie Breaks” e il suo sfondo sinfonico, seppur estremamente breve. La voce diventa spesso lo strumento principale (“Do You Believe Me”, “Walk Back To Class”), raggiungendo livelli particolarmente emotivi in brani come “Bascombe Reflects”, dove il connubio tra canto ed elettronica ricorda uno degli Lp di Tim Hecker da rivalutare (“Love Streams”).

Il battito ripetuto di “Alone”, le note di contrabbasso di “Eddie’s Shed”, i fiumi ambient estremamente dilatati di “Father Thanks Son” sono tutti perfettamente funzionali alla serie di Philip Barantini, ma forse il vero colpo di genio sta nella cover finale: “Fragile” di Sting, tratta da “…Nothing Like The Sun” (1987), per l’occasione cantata da un coro di bambini che probabilmente sarebbe piaciuta a Nico e che entra nella serie inattesa e magnifica, strappando quasi le lacrime, unendo infine la fragilità del testo e della comunità protagonista della serie e le voci altrettanto fragili dei piccoli cantori.

11/04/2025




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