Sardegna

A Sarule la storia Ilardo, collaboratore di giustizia e «Vittima della trattativa Stato-mafia»

SARULE – «L’uccisione del collaboratore di giustizia Luigi Ilardo ha impedito che si facesse piena luce sulla trattativa Stato-mafia, soprattutto in ordine alle stragi della prima metà degli anni ‘90». Lo ha spiegato l’ex magistrato della procura di Palermo, Antonio Ingroia, intervenendo in collegamento al convegno sulla legalità tenutosi ieri a Sarule., incontro in cui sono state ripercorse le vicende più drammatiche di Cosa Nostra, con le uccisioni dei giudici Falcone e Borsellino, e le stragi di Milano, Firenze e Roma.

Nel corso dell’incontro, grazie al racconto della figlia Luana, è stata ripercorsa la storia personale di Ilardo, di cui ieri cadeva il 29esimo anniversario della morte, avvenuta a Catania per mano della mafia, ucciso a pochi giorni dall’inizio del programma di protezione, in quanto collaboratore di giustizia, dopo essere stato “uomo d’onore”.

«Mio padre aveva deciso di passare dalla parte della legalità. Io continuo a camminare sulle sue orme». Una scelta incondizionata quella della figlia Luana, anche se non acritica: «Io e con me altre persone, che hanno vissuto uguali situazioni, aspettiamo ancora risposte dalle istituzioni». Prima di un nuovo appello allo Stato e a chi lo impersona: «Sosteneteci, non lasciateci soli». Luana è oggi una signora agguerrita e insieme l’espressione della fragilità in cui ci si può trovare a vivere se la giustizia non svolge il primo compito e le istituzioni non garantiscono la tutela dei diritti.
Un esempio del vuoto di giustizia emerge nel racconto a Sarule, aperto dal saluto del sindaco, Maurizio Sirca. Prima dell’introduzione del giornalista Stefano Baudino, che ha inquadrato le stagioni delle stragi e la figura di Luigi Ilardo. «Uomo d’onore, che non si è però macchiato di reati gravi, pagando comunque il conto con 10 anni di carcere», ha ricordato. Ciò che invece non sarebbe emerso in pieno quel cumulo di atti mafiosi sfociati in morti violente, attentati e minacce, «in un tempo in cui come non mai, né prima e né dopo, lo Stato è stato talmente genuflesso nei confronti delle organizzazioni mafiose», ha sottolineato ancora Baudino.

Dentro le vicende la trattativa tra le Istituzioni e Cosa Nostra, rinverdita dalle parole dell’ex giudice Ingroia: «Nonostante le sentenze non l’abbiano sancita com’era nell’evidenza dei fatti – è stato il concetto di Ingroia – la trattativa ci fu. Negarla è quindi una menzogna». Sono stati completamenti assolti gli uomini dello Stato, dai politici agli elementi deviati dei servizi segreti. L’imputazione è rimasta sino alla fine solo per i boss di Cosa Nostra, riguardo all’accordo tra la fine dell’azione stragista a fronte dell’allentamento delle misure contro la mafia: «Ci furono in questa direzione ben precise minacce – ha spiegato ancora Ingroia – ma alla fine il tutto è stato derubricato nel reato di “tentate minacce”, nel frattempo andato prescritto». Tra le vittime, emerse nel racconto a Sarule, proprio Luigi Ilardo, con le cui dichiarazioni agli inquirenti erano stati arrestati diverse uomini, ritenuti appartenenti alla mafia: «Avrebbe potuto dare molte più informazioni – ha ricordato Ingroia – e portare subito alla cattura del boss Provenzano, che poteva essere arrestato prima – ha concluso – ma non lo si è fatto». Il motivo sarebbe nel fatto che Provenzano avesse il ruolo di garante proprio in quella trattativa, mai chiarita completamente. «Le organizzazioni criminali – è stato un altro passaggio nell’intervento di Ingroia – hanno un potere economico tale che gli permette ancora d’interagire con la politica». Tra gli antidoti «l’azione collettiva, per difendere la vita e l’integrità della nazione», messa in rilievo a Sarule da Rosaria Maria Giuffré, già vice-prefetto a Catania, che accompagna Luana Ilardo nei suoi incontri sulla legalità.

Francesco Pirisi


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