Piemonte

a rischio seimila lavoratori, i sindacati proclamano sciopero

ROMA – Non è andato come si sperava l’incontro sull’ex Ilva a Palazzo Chigi. Tanto che al suo termine il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ha riferito la decisione dei sindacati: sarà sciopero di  24 ore a partire da domani, mercoledì 19 novembre, con assemblee.

“Perché i nostri dubbi sono diventate certezze. È un disastro. Il piano porta alla chiusura dell’ex Ilva. È mancato il senso di responsabilità delle istituzioni e del governo” ha dichiarato Palombella.

Il piano, secondo quanto riferito dai sindacati e riportato da Rai News, prevede 6mila lavoratori in cassa integrazione entro gennaio. Si rischia inoltre il fermo produttivo in tutti gli impianti del nord Italia, compresi Novi Ligure e Racconigi.

“Abbiamo chiesto alla presidenza del Consiglio di sospendere, di ritirare il piano e di fare intervenire direttamente la presidente del Consiglio Meloni, ci hanno risposto no e noi abbiamo deciso di dichiarare sciopero a partire dalla giornata di domani”, ha detto Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil dopo l’incontro a Palazzo Chigi sull’ex Ilva tra governo, sindacati e commissari.

Secondo i sindacati si tratta di “un piano che di fatto va a ridimensionare l’attività perché ferma tutte le aree a freddo e questo per noi è inaccettabile perché ha riflessi importanti su tutti gli stabilimenti, non solo su Taranto e quindi abbiamo chiesto e ribadito più volte di ritirare questa posizione perché ci sembra la prospettiva di chiudere lo stabilimento per poi metterlo a disposizione di eventuali possibili potenziali acquirenti che oggi non ci sono e quindi questa è una cosa per noi inaccettabile” ha concluso il segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano.

Non è mancata però la risposta da parte del governo – che rimane comunque aperto al confronto – che ha chiarito che “non ci sarà un’estensione ulteriore della cassa integrazione, accogliendo così la principale richiesta avanzata dagli stessi sindacati nel corso del precedente tavolo. In alternativa, saranno individuati adeguati percorsi di formazione in favore dei lavoratori, anche per coloro già in cassa integrazione. La formazione servirà a far acquisire ai lavoratori le competenze necessarie alla lavorazione dell’acciaio prodotto con le nuove tecnologie green”.

L’esecutivo ha inoltre confermato la volontà di “concentrare le risorse sulla manutenzione degli impianti per mettere in sicurezza i lavoratori e in prospettiva aumentare la capacità produttiva”, facendo poi il punto “sullo stato delle trattative per la vendita del Gruppo”.

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