Sicilia

A Porto Empedocle i lavori per il dissalatore che non piace a nessuno: «Uno spreco di denaro»

Certo che vedere le ruspe con i cingoli nell’acqua a pochi metri dalla battigia e a meno di 50 metri dai bagnanti non è una scena che si vede tutti i giorni.Ma è invece la scena che da tanti giorni si “godono” gli empedoclini che fanno il bagno sulla spiaggia di Marinella, quella decantata da Andrea Camilleri nei suoi racconti ambientati a Vigata. Quelle ruspe sono al lavoro per completare la messa in funzione del minidissalatore da 96 litri di acqua a secondo. Eppure a Porto Empedocle c’è una rivolta non esattamente silenziosa – la tensione sulla spiaggia di Marinella è altissima – con pure il sindaco Calogero Martello che si è detto pronto, almeno a parole, a fare le barricate. Nel frattempo un comitato – Mare Nostrum – che col passare delle settimane ha trovato decine di nuove adesioni sta cercando di opporsi. «Ma noi non ci opponiamo al dissalatore – ha subito spiegato Danilo Verruso, architetto – noi siamo perplessi sulle scelte compiute».

E il punto è proprio questo, le scelte. I minidissalatori che, in teoria, sono provvisori saranno piazzati – e tra poco messi in funzione – in un’area di Enel situata tra la centrale, la sede della Capitaneria e il porto. E per convogliare l’acqua dissalata che sarà prodotta dai nuovi minidissatori fino alle condotte per immetterle nella rete idrica Porto Empedocle è stata sventrata con le nuove tubazioni che hanno attraversato l’intero paese. «Ma non era meglio utilizzare il sito Asi dove c’è già il vecchio dissalatore ormai in disuso – ha detto Maurizio Saia, ex sindacalista della Cisl e tra i più attivi componenti del Mare Nostrum – anziché spendere decine di milioni per realizzare delle opere che in teoria sono provvisorie?». L’interrogativo è quello che formulano anche da Legambiente: «Non c’è una spiegazione razionale – ha spiegato Giuseppe Riccobene, ingegnere, attivista di Legambiente e che ha una esperienza invidiabile in materia di reti idriche – nell’avere realizzato opere civili imponenti per milioni a servizio di un’opera che è asseritamente provvisoria e modulare e che sarà smontata e portata a Trapani. Non ha una spiegazione logica».

Dalla Regione fanno spallucce perché in realtà l’intera gestione della questione dissalatori, compresi dunque quelli di Gela e Trapani, è passata sopra la testa di palazzo d’Orlèans. A gestire tutto è stato in prima persona il commissario nazionale per l’emergenza idrica che, ironia della sorte, si chiama Nicola Dell’Acqua. Lui, proprio ieri intervenendo ad un Forum in Puglia ha rilanciato il suo progetto siciliano: «Abbiamo cominciato con tre desalinizzatori in Sicilia, siamo al sesto mese di costruzione e mancano quindici giorni all’entrata delle acque del mare per essere desalinizzate, – ha spiegato – il costo di questi desalinizzatori sono 21 milioni e non 100 milioni come si dice in giro, mentre i 100 milioni di costi riguardano le reti idriche, purtroppo in Italia abbiamo ancora perdite che vanno dal 50 al 70%. Tuttavia spiace vedere che parte della popolazione non comprenda queste cose in quanto abbiamo avuto manifestazioni contro i dissalatori che portano l’acqua potabile perché siamo andati a prendere l’acqua con un tubo nel mare ma le cose vanno spiegate».

E infatti a Porto Empedocle si storce la bocca anche per le questioni prettamente tecniche. Per dire: l’acqua da desalinizzare verrà presa dallo specchio acqueo del porto. «Significa – spiega ancora Riccobene, ma è una questione che pure Saia e Verruso hanno sottolineato – che verrà dissalata acqua presa dal porto, con annessi e connessi e cioè gli oli combustili e la melma che dentro lo scalo si alza ogni qualvolta una nave fa manovra». E poi c’è la questione della cosiddetta salamoia e cioè lo scarto dell’acqua dissalata. Le procedure d’urgenza hanno fatto saltare qualunque tipo di approfondimento dal punto di vista ambientale, ma lo scarico che doveva arrivare a 700 metri dalla spiaggia in realtà avverrà ad una distanza di molto inferiore. Senza contare la questione dei costi. L’acqua fornita dai gestori – come ad esempio Siciliacque – costa intorno ai 70 cents a metro cubo, quella prodotta dal dissalatore costa quasi 3 euro al metro cubo: «La nostra rete perde il 60% dell’acqua – argomenta Giuseppe Riccobene – quindi di questi 96 litri se ne perderanno quasi 60. Significa sprecare denaro. Bastava fare la rete idrica e non avremmo avuto bisogno del dissalatore».




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