a giudizio ex dirigente della Provincia
ASCOLI – È stato rinviato a giudizio Eros Libetti, all’epoca dei fatti dirigente della Provincia di Ascoli Piceno, accusato di corruzione e truffa nell’ambito di un’inchiesta che coinvolge anche una funzionaria dell’ente, un imprenditore ascolano, e un professionista esterno alla pubblica amministrazione che nel frattempo ha chiesto e ottenuto il patteggiamento.
Le forniture
Secondo quanto ricostruito dalla Procura (i fatti risalgono alla fine del 2020 e all’inizio del 2021). Libetti, nella sua funzione apicale, avrebbe firmato due determine con cui la Provincia affidava forniture all’impresa per un valore complessivo di 76mila euro. In cambio – secondo quanto sostenuto dalla pubblica accusa – l’imprenditore avrebbe organizzato un compenso indiretto al dirigente attraverso un incarico non istituzionale affidato a un’altra dipendente della Provincia, ovvero la funzionaria. Inoltre, l’attività di indagine avrebbe fatto emergere la posizione di un quarta persona, un professionista esterno all’amministrazione provinciale che aveva sottoscritto un contratto di consulenza con l’incarico di redigere un documento contenente un elenco delle Direzioni provinciale dell’Agenzia delle Entrate, con relativi referenti e contatti, oltre a una lista aggiornata delle Regioni italiane. Per questo lavoro, il professionista avrebbe ricevuto un compenso di 5mila euro (4mila netti), somma che sarebbe poi stata ripartita tra lui, Libetti e la funzionaria.
L’accredito
Il pagamento della somma sarebbe stato accreditato su un conto corrente acceso presso la Banca del Piceno intestato al professionista. Al termine dell’udienza preliminare in cui il giudice ha rinviato a giudizio i due dipendenti della Provincia e l’imprenditore, il procedimento penale è stato aggiornato al 25 giugno quando inizierà il processo. Nel frattempo, l’amministrazione provinciale aveva già agito in via cautelare nei confronti del dirigente: nell’agosto 2021, infatti, Libetti è stato sospeso dal servizio e dallo stipendio, pur continuando a percepire un assegno alimentare durante il periodo di allontanamento. La Provincia aveva precisato che si trattava di una sospensione in autotutela, e non di un provvedimento disciplinare, adottata per salvaguardare l’ente in attesa dell’esito definitivo dell’inchiesta giudiziaria.