A Gaza un bambino su due è gravemente malnutrito: gli aiuti umanitari continuano ad essere bloccati
A Gaza, la crisi umanitaria ha superato ogni limite. Oggi un bambino su due è gravemente malnutrito. Un dato spaventoso diffuso da Azione Contro La Fame, che riporta ancora una volta l’attenzione sulla necessità di permettere agli aiuti umanitari di entrare nella Striscia di Gaza. Quello che accade invece è che il blocco quasi totale degli aiuti umanitari, imposto da Israele, da almeno un mese, sta condannando alla fame una generazione. La scala IPC, lo standard globale per misurare la sicurezza alimentare, ha lanciato un nuovo allarme: tutta la Striscia di Gaza è ora al livello 4 su 5, indicatore di emergenza alimentare diffusa e rischio concreto di morte. Solo pochi mesi fa, il 93% del territorio era già considerato in crisi (livello 3 o superiore).
Cibo, acqua, medicine: manca tutto. Le organizzazioni internazionali parlano di carestia imminente, ma la risposta globale resta debole. Intanto, migliaia di bambini sono costretti a sopravvivere con porzioni minime, spesso senza accesso a cure mediche di base. «L’unica cosa che al momento impedisce una carestia tra i palestinesi è l’assistenza umanitaria», ha spiegato Natalia Anguera, responsabile delle Operazioni per il Medio Oriente di Azione Contro la Fame. «I nostri team a Gaza hanno distribuito gli ultimi pacchi alimentari secchi rimasti, con scorte sufficienti solo per una cucina comunitaria. Molte altre organizzazioni hanno esaurito le proprie risorse già da settimane».
Le immagini che arrivano ogni giorno sono eloquenti e drammatiche: corpi scheletrici, occhi spenti, madri disperate. Ma i numeri non sono solo statistiche. Sono vite interrotte. Sono bambini che, se sopravvivono, porteranno per sempre i segni di questa emergenza ignorata. La situazione è più difficile per i bambini tra i 6 mesi e i 5 anni di età: attualmente si registrano oltre 70mila casi di malnutrizione acuta, dei quali oltre 14mila di malnutrizione acuta grave.
La comunità internazionale, inclusi il Segretario Generale dell’Onu, ha condannato il blocco come una «vergogna umanitaria» e ha chiesto l’apertura immediata dei confini per permettere l’ingresso degli aiuti. La fame a Gaza non è una calamità naturale. È una scelta politica. E ogni giorno in più senza aiuti è un giorno in cui non si è fatto qualcosa per arginarla.
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