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A complete unknow, la ricerca del mistero Dylan. Di Giovanni natoli

Un tempo i ribelli viaggiavano di treno in treno senza pagare il biglietto. Hobos si chiamavano; e quelli come Woody Guthrie avevano in braccio una chitarra e cantavano la classe operaia. Poi è arrivato un altro hobo ma questa volta a cavallo di una Triumph, pronto a raccogliere il testimone e a portarlo verso nuovi orizzonti.

Il senso ultimo di “A complete unknow” sta tutto qui, nella circolarità racchiusa tra inizio e fine. E quella Triumph , la sua velocità e indipendenza da scompartimenti ferroviari e salti da un vagone all’altro, è quella del successo commerciale, carpendo la direzione del vento (e di vento Dylan se ne intende) per prendere la via giusta.

Tratto dal libro “Dylan goes electric!” di Eljiah Wald e fortemente voluto da Timothée Chalamet, “A complete unknow” racconta un momento preciso della carriera del cantautore, ovverosia il percorso che lo porterà a “tradire” la tradizione acustica del folk e a traghettare verso i lidi elettrici. Con gran dolore da parte del suo mentore, Pete Seeger, rabbia da parte dell’etnomusicologo Alan Lomax e senso di sfruttamento da parte delle donne che Dylan frequenterà in quegli anni; ovverosia Joan Baez e Suzy Rotolo.

Il film può essere visto anche come una specie di confessione dello stesso Chalamet, giovane ma agguerrito talento cinematografico dei nostri tempi di transizione. Al punto che non serve alcun trucco prostetico per sembrare Dylan. Noi vediamo l’attore impersonare l’artista ma, forse, anche sé stesso. Per cui ci mette la faccia. D’altronde basta ricordare un film precedente del regista, James Mangold, ovverosia “Walk the line”: in quella biografia di Johnny Cash Joaquin Phoenix ci metteva la faccia e data la sua natura da dannato si potrebbe validare la mia tesi (in questo altro film il Johnny Cashdi Boyd Holbrook è un sosia perfetto).

James Mangold si conferma esecutore capace e talvolta personale, forse il suo film più originale resta il lontano “Cop land” (1997), dove ribaltava l’epica di Stallone mettendolo nei panni di un poliziotto loser e onesto, contro i corrotti poliziotti che abitavano tutta la città. Ma se per molti è un regista sottovalutato io resto dell’idea che si tratti di un tipico regista americano che porta il risultato a casa e poco più.

“A complete unknow” forse non richiedeva altro che una regia abile e capace; probabile, anche se sulle spalle di questo film grava il peso dell’eccellente tentativo di Todd Haynes nel cercare di penetrare il segreto di Dylan con “Io non sono qui” del 2007.
Di questo “A complete unknow” si possono apprezzare parecchie cose, a partire dall’impegno degli attori, per cui suggerisco la visione in lingua originale. Chalamet si incarna in Dylan con una puntigliosità altamente professionale. Movenze, sguardi (ma gli occhi sono del tutto differenti da quelli chiarissimi e taglienti dell’originale), modo di parlare e bravura nel cantare alla Dylan. Talmente puntuale da risultare a tratti quasi parossistico e un po’ macchiettistico. Resta comunque un attore molto più interessante di quanto alcuni pensino.

Più perfetto il Pete Seeger di impressionante somiglianza fisica e di personalità di un attore ormai navigato come Edward Norton. Monica Barbara come Joan Baez, se non guardiamo al fatto che non si somigliano per nulla, è un’altra performer le cui capacità recitative e vocali lasciano stupefatti. Elle Fanning come Sylvie Russo/Suze Rotolo è capace ma prevedibile.

Tutto il film, comunque, risulta curato al millesimo; son finiti i tempi in cui abiti, strumenti e ambienti venivano lasciati al caso. Ma che dire del resto? È un film riuscito a metà; un biopic con ambizioni ma che solo a tratti affronta di petto la ricerca del mistero Dylan, alternando il pedinamento del musicista a rievocazioni in grado di soddisfare chi cerca il “è andata davvero così”. Per esempio: la ricostruzione dell’incisione di “Like a Rolling stone”, canzone spartiacque della carriera di Dylan è il classico momento “epico” che ci si aspetta da un film del genere. Più interessante quando Dylan/Chalamet racconta bugie, restituendo il senso non tanto di un bugiardo cronico, ma di un inventore di un “sé” alternativo, un soggetto che costruisce una sua epica, cosciente che la verità vera nessuno può saperla, men che meno noi stessi. Oppure di come Dylan vampirizza le personalità altrui, adattandosi a modelli che possono portarlo a vincere la sua scommessa.

Nel film appare chiaro che la fase di protesta politica delle sue canzoni sono anche segno di un opportunismo tattico. Dico “anche” perché non è escluso che Dylan credesse a ciò che faceva, ma in primis credeva in sé stesso e alla musica. “The times-they are a-changing” e durante un party risuona “All the days and all of the night” dei Kinks, progenitori anche dell’hard rock.

In conclusione “A complete unknow” è un film interessante, di buona qualità (grazie alla fotografia calda di Phedon Papamichael, suppongo analogica) e alla visione di una New York che resta la città meglio rappresentata al cinema che io conosca. La musica: è Dylan, che dire? Gli attori rendono bene con le loro interpretazioni, tutte live. Riusciamo ad essere dentro i brani e a ciò che significano nel contesto. Siamo comunque dentro un biopic piuttosto canonico, anche se con una piccola marcia in più. Tutto sommato gli sforzi per renderlo superiore alla media non vanno tutti a segno e il mistero Dylan, che ripeto è una pretesa del film, non è rappresentato con la dovuta profondità. Tranne quando si mette in scena il rapporto con Woody Guthrie (un eccellente Scott McNairy), forse l’unica persona a cui Dylan ha volito davvero bene e a cui però ha rubato tantissimo.

Ecco, se vogliamo trovare una freccia nell’arco del film, forse sta proprio nel dire che rubare non significa sempre rubare davvero e che certi geni per restare sinceri devono tradire e mentire. Anche se, come si sente in una battuta del film, per Dylan “Picasso è sopravvalutato”; e parla di un genio ladro e bugiardo come lui.

A COMPLETE UNKNOW
(U.S.A. 2024)
Regia: James Mangold
Con: Timothèe Chalamet, Elle Fanning, Monica Barbaro, Edward Norton, Scott Mc Neary.


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