Calabria

A “Chi l’ha visto?” la storia della catanzarese Beatrice Celia. Mamma Elena: “Devo sapere cos’è successo quella sera”


“Devo sapere cosa è successo quella sera”, appello della mamma di Beatrice Celia, la ragazza trovata senza vita in casa a Catanzaro la notte tra 16 e 17 marzo. Il fidanzato: “Ho visto dopo i suoi ultimi messaggi”. A chi appartengono la maglietta e gli auricolari che non sono suoi? “Se qualcuno ha visto o sa qualcosa si faccia avanti”.

Una storia tragica che solleva interrogativi profondi sulla dinamica degli eventi che hanno portato alla morte della giovane. Le dichiarazioni della madre e delle amiche di Beatrice tracciano un quadro di sofferenza e di presunti abusi emotivi e fisici vissuti dalla ragazza, soprattutto nel contesto del suo rapporto con l’ex fidanzato.

Un rapporto tossico e segnali di violenza

La madre descrive il legame di Beatrice con il ragazzo come tossico e controllante, con episodi di violenza documentati, come quello in discoteca, e comportamenti ossessivi, tra cui presunti tentativi di monitorare la giovane con dispositivi. Amiche come Aurora aggiungono dettagli inquietanti, parlando di messaggi offensivi e di una Beatrice sempre più chiusa e timorosa.

Gli ultimi giorni: Milano e il ritorno

L’episodio del concerto a Milano l’11 marzo, durante il quale ci sarebbero state discussioni e il ritorno con lividi visibili, rappresentano altri elementi significativi. Dopo quel viaggio, Beatrice era rimasta a casa per giorni, visibilmente scossa.

Il mistero della notte del 16 marzo

La sera del 16 marzo, Beatrice scrive al ragazzo per incontrarlo, ma lui sostiene di non averla vista. La mattina successiva, Elena trova il corpo della figlia nella vasca da bagno. Dettagli come la maglia e gli auricolari sconosciuti scoperti accanto a Beatrice aumentano i dubbi della madre, che non crede all’ipotesi del suicidio e teme che ci sia qualcosa di più dietro la morte della figlia.

L’appello della madre

Elena invita chiunque sappia qualcosa a parlare, per fare luce sulla verità. Le sue parole non sono solo un grido di dolore, ma anche una richiesta di giustizia: «Non posso accettare che sia successo questo, devo sapere cosa è accaduto a mia figlia».

La replica di Alessandro, l’ex di Beatrice

Apprendo, finanche da notizie di stampa, che la madre della mia ex ragazza non riesce a sopravvivere allo straziante dolore causato dall’aver rinvenuto Beatrice morta suicida nel bagno di casa. Legittimo, condivisibile e comprensibile lo stato d’animo che alberga in una madre che, appena pochi mesi fa, ha improvvisamente perso la giovane ed amata figlia.
Parimenti, avrei anch’io bisogno di riacquistare quella serenità oramai compromessa a causa di un evidente comportamento suicidario che tanto dolore ha provocato a parenti, amici, e semplici conoscenti. Tutti quelli che le stavano vicino sapevano del malessere che attanagliava Beatrice, ma nessuno poteva immaginare che l’avrebbe condotta a tale infausta conseguenza.
Ciò che non comprendo, però, sono le spiacevoli oltre che illegali illazioni che sconsideratamente si pretende di alimentare per dare un senso ad un insano gesto che evidentemente ha radici ben più profonde e lontane.
É alquanto inopportuno – scrive l’ex –  che, peraltro senza alcun contraddittorio, vengano resi pubblici piccoli frammenti di situazioni afferenti alla relazione intrattenuta con Beatrice.
Trattasi di una narrazione distorta di (pseudo) fatti, privi di rilevanza penale, che nulla centrano con quanto accaduto.
Sul punto non temo smentita. Pertanto, se da un lato é grave la mancanza di rispetto per il dolore che, mio malgrado, mi ha investito, dall’altro è evidente come dette avventate ricostruzioni, ben lontane dalla realtà dei fatti, rivestano carattere giuridicamente tutelabile, poiché lesive di ogni mio diritto.
Diffido, quindi, chiunque, dal proseguire su binari non consentiti, giacché riverberanti grave nocumento (anche) alla mia persona. In mancanza, ho già conferito formale mandato al mio legale di fiducia, affinché vengano intraprese le opportune iniziative giudiziarie”.

La foto in copertina è stata tratta dalla pagina Facebook di “Chi l’ha visto”

 


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