Marche

A caccia di un lavoro. Ecco cosa succede. «Ah, il giorno libero? Meglio se non vieni»


FERMO L’inizio di ogni estate è sempre attraversato dalla stessa criticità, quella del rapporto tra i titolari di stabilimento e i lavoratori e le lavoratrici stagionali. E questa che si appresta ad entrare nel vivo non ne è stata esclusa. I primi, sulle nostre pagine, avevano accusato i secondi di essere troppo viziati, di avere poca voglia di lavorare e un’eccessiva (sic!) attenzione ai diritti, lamentando difficoltà nel trovare personale.

La ricerca

Siamo perciò andati in giro per la riviera fermana, tra Porto Sant’Elpidio e Marina Palmense, passando per Lido di Fermo e Porto San Giorgio fingendoci ragazzi in cerca di lavoro, abbiamo chiesto agli stabilimenti informazioni sulle condizioni che offrivano.

Tra contatti al telefono e richiesta di informazioni sul posto ne abbiamo sentiti una decina. Qualcuno era già al completo, per gli altri ecco lo spaccato che è emerso. In uno stabilimento di Lido Di Fermo, che cercava personale di sala, abbiamo chiesto informazioni sul lavoro e, a risponderci, è stata la titolare.

Dopo aver chiesto informazioni sul tipo di lavoro da fare, abbiamo chiesto delucidazioni sulle ore e sul pagamento, e questa è stata la risposta: «Noi paghiamo bene, paghiamo 1.300 euro al mese, perché i ragazzi vanno rispettati, però si lavora. I turni sono di base da 6 ore per contratto, ma certo che se un giorno bisogna trattenersi di più che c’è più gente…». Come a dire, gli straordinari sono all’ordine del giorno, ma la paga resta sempre la stessa. Alla domanda sull’eventuale giorno di riposo, invece, la risposta è stata più spigolosa: «Ma sono tre mesi di lavoro, che giorno di riposo ti voglio dare, qua bisogna sudare. Però tranquillo che se fai il turno che ti finisce la notte, la mattina non ti facciamo lavorare». Sulla stessa linea d’onda anche uno stabilimento di Porto San Giorgio, che necessitava di un aiuto in cucina: «La paga è quella del contratto statale a 1.400 euro al mese, quindi è buona, ma qua si fatica. Le ore sono quelle che sono, perché dobbiamo dar da mangiare il sabato e la domenica anche a 600 clienti, e dobbiamo essere veloci».

E sul giorno libero: «Il giorno libero te lo dà la stagione, se piove stai a casa, ma altrimenti non possiamo. Questo qui (e ha indicato il ragazzo alla cassa, ndr) il primo giorno di riposo lo farà ad ottobre». In un altro stabilimento sangiorgese, invece, i toni sono stati più alti al momento di parlare dei compensi. La conversazione (stavolta telefonica) era partita bene, dato che lo stabilimento sembrava davvero avere necessità di personale da inserire in sala, ma l’inghippo è arrivato dopo la spiegazione del lavoro, al momento di chiedere il numero di ore da lavorare, la presenza eventuale del giorno libero e la paga: «Ti ho già capito a te, prima vuoi sapere quanto ti pagano, poi se puoi andartene al mare, guarda, fai prima a non presentarti neanche al colloquio, non abbiamo niente da dirci», e giù la cornetta. Facendo un rapido calcolo, quindi, anche lo stipendio da 1.400 euro, che in prima battuta aveva fatto ben sperare come informazione, se analizzato nel dettaglio, mostra non poche crepe.

Se si considera che non vengono conteggiati giorni di pausa, e che nessuno (davvero, nessuno) ha ventilato l’ipotesi di pagare gli straordinari, si arriva ad una cifra di poco superiore ai 45 euro al giorno che, divisi per le 8 ore (formali) da lavorare, risulta di poco superiore ai 5 euro orari. La situazione peggiora se si ipotizzano più ore (ad esempio 9), si rischia di scendere infatti al di sotto della soglia dei 5 euro.




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