Trentino Alto Adige/Suedtirol

A Bolzano un incubatoio per la trota marmorata

La Provincia ha avviato ufficialmente il percorso per realizzare a Bolzano un nuovo incubatoio di valle dedicato alla trota marmorata, l’unica specie autoctona di trota presente in Alto Adige e ormai considerata a rischio a causa delle pressioni antropiche e della competizione con specie alloctone. L’uomo, insomma, cerca di contenere i possibili danni che può provocare su questa specie. La Giunta ha approvato l’avvio della procedura di modifica del piano urbanistico comunale del capoluogo: un passaggio necessario per consentire la costruzione dell’impianto all’interno dell’area di presa della centrale idroelettrica di Bolzano GD/22 gestita da Alperia Greenpower.

Perché serve un incubatoio: il valore della specie

La trota marmorata è una specie simbolo dei corsi d’acqua alpini e, in Alto Adige, rappresenta l’unica trota realmente autoctona. Negli ultimi decenni la sua sopravvivenza è stata minacciata da diversi fattori: alterazioni degli habitat fluviali, prelievi idrici, introduzione di specie ibride o non autoctone e frammentazione dei corsi d’acqua.

Secondo quanto indicato dagli uffici provinciali, il ripopolamento mirato tramite uova e avannotti derivanti da ceppi selvatici geneticamente controllati è oggi uno degli strumenti più efficaci per salvaguardare la specie. Da qui l’esigenza – definita di “interesse pubblico” dagli uffici competenti – di una struttura stabile capace di allevare e mantenere la purezza genetica della trota marmorata.

Dove sorgerà l’impianto

Il nuovo incubatoio troverà posto all’inizio della Val d’Ega, nell’area di Dodiciville, nei pressi del km 4+500 della statale SS241, accanto al rio Ega che segna il confine tra Bolzano e Cornedo. L’area è già da molti anni funzionale all’impianto idroelettrico di Bolzano e comprende anche un edificio oggi inutilizzato che verrà demolito e riconvertito. L’intervento interesserà complessivamente circa 2.495 m² attualmente classificati come “bosco”, pur trattandosi – sottolinea la relazione tecnica – di una zona da decenni priva di vegetazione arborea e occupata dagli impianti di derivazione della centrale. Proprio per questo si rende necessaria la trasformazione urbanistica dell’area in “zona per attrezzature pubbliche sovracomunali”.

Come sarà l’incubatoio

Il progetto prevede una struttura di circa 1.000 m² composta da: un edificio disposto su due piani fuori terra, un’area di lavoro coperta, uno spazio cortilizio operativo, cinque vasche di dimensioni diverse per la crescita e il mantenimento dei pesci. L’impianto sarà alimentato con acqua derivata dal sistema idroelettrico e progettato per garantire continuità nell’allevamento della specie, con standard di sicurezza e monitoraggio elevati. La trasformazione urbanistica riguarda sia il Piano urbanistico comunale sia il Piano paesaggistico. L’area passerà da “bosco” a “zona per attrezzature pubbliche sovracomunali”, consentendo la costruzione dell’incubatoio.

Tra gli indici urbanistici specifici fissati dalla delibera troviamo l’ indice di edificabilità territoriale: 1 m³/m², copertura massima all’80%, altezza massima degli edifici a 12 metri, distanza minima dal confine di 5 metri e un’area verde minima del 10%. Il piano acustico del Comune, approvato nel 2025, dovrà essere adeguato: l’area passerà dalla classe II alla classe III, coerentemente con la nuova funzione prevista.

Sicurezza idrogeologica: la zona era a rischio caduta massi

Uno degli elementi più delicati del progetto riguarda la compatibilità idrogeologica. Il Piano delle zone di pericolo classificava infatti la zona come area H3, ovvero a rischio elevato per caduta massi.Per superare questo ostacolo e rendere l’area idonea alla costruzione, è già stata realizzata un’opera di mitigazione fondamentale: una barriera paramassi lunga circa 80 metri e alta 3 metri, con area di ritenzione da 1,5 a 2 metri. Grazie a questo intervento, l’edificio potrà essere collocato in zona H2 (pericolo medio), mentre solo una piccola parte delle vasche ricadrà ancora in zona H3. L’Ufficio provinciale delle valutazioni ambientali ha stabilito che la modifica urbanistica non richiede una Valutazione Ambientale Strategica (VAS), dato l’intervento limitato e l’assenza di nuovi impatti su aree effettivamente boscate o protette.

✍️ Alan Conti 

📸 di copertina Matteo Roncon







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