«A 81 anni è stato un incubo»
ANCONA – Abbandonata al suo destino per quasi 17 ore. A 81 anni, seduta su una sedia a rotelle fornita dal pronto soccorso di Torrette. In Codice Azzurro, perchè in certe giornate all’ospedale non “stare troppo male” diventa quasi penalizzante. Questa è l’incredibile storia raccontata al Corriere Adriatico da Antonella relativa a sua madre, un’anziana che martedì aveva riscontrato delle tracce di sangue nelle urine e da lì, preoccupata, aveva richiesto un trasporto ospedaliero alla figlia che era con lei.
L’incubo
«Una storia a cui, ancora adesso, non so dare spiegazione. E in questa disavventura c’eravamo sia noi che altre persone – ha raccontato – Abbiamo portato mia madre di 81 anni al Pronto Soccorso, martedì pomeriggio, perchè il giorno precedente aveva trovato nel sangue delle urine. Alle 17.30 è stata messa a referto». Poi l’amara scoperta: «Le hanno assegnato un codice azzurro che si è rivelato lo scoglio più arduo. Mai avevo visto un pronto soccorso così pieno, corridoi affollati, gente distesa sulle sedie. Mamma era seduta in mezzo alle altre persone con un forte dolore al fianco dovuto alla situazione. Ho chiesto la possibilità di poterla stendere su un letto, mi è stata negata in quanto tutti i letti a disposizione erano stati occupati. L’unica soluzione? Una sedia a rotelle con lo schienale, da cui per ore non si è più alzata con noi familiari a darci dei turni per assisterla e tenerle compagnia».
Il nervosismo
A mano a mano che passavano i minuti cresceva la rabbia: «La prima visita l’ha ricevuta all’una meno cinque di notte, sette ore dopo il suo arrivo. Ho chiesto più volte spiegazioni ricevendo continue ammonizioni degli infermieri del triage. Un personale visibilmente sotto stress. Qualcuno, all’interno, parlava di carenza d’organico, non conosco le motivazioni ma qualcosa va fatto per risolvere il problema. Le dimissioni sono state firmate alle 10 di mattina, abbiamo visto cambiare tre turni di personale. A 81 anni non si può vivere al Pronto Soccorso una cosa del genere. Chi deve darci una risposta? Nemmeno l’azienda bensì la politica perchè certe cose non vanno bene. Le conseguenze potevano essere ben peggiori».