Economia

Portafogli 2026? Per Natixis IM l’equity può tornare a correre

La correzione in atto sulle Borse globali non è l’inizio di una fase ribassista. Il prossimo anno promette di offrire opportunità sul fronte equity, anche se a fronte di un’attenta selezione. È la convinzione di Natixis, che per il 2026 si aspetta una ripresa del dollaro e predica prudenza verso la Cina, ancora alle prese con la crisi immobiliare. “Le tensioni geopolitiche e le tariffe aggiungono rumore e volatilità, ma non cambiano i fondamentali dell’economia americana”, è la convinzione di Mabrouk Chetouane, global head of market strategy di Natixis IM Solutions, giunto a Milano per presentare l’outlook 2026 della casa di gestione. Secondo il manager, gli Stati Uniti resteranno il baricentro della crescita globale, nonostante la stagione di incertezza politica e gli shock commerciali che caratterizzeranno ancora i prossimi mesi. “Gli indicatori economici sono resilienti. Prevediamo un rallentamento tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026, seguito da una ripresa solida nel corso dell’anno”, ha spiegato.

Chetouane vede un’economia americana in cui i consumi rimangono robusti, sostenuti da mercati finanziari ancora forti e da un sentiment dei consumatori che non mostra cedimenti. L’inflazione continua a essere trainata soprattutto dai servizi e dagli alloggi, mentre l’impatto dei beni e delle tariffe resta marginale. “La politica della Fed rimarrà favorevole fino al 2025-2026 e, allo stesso tempo, la politica fiscale americana continua a essere accomodante”, è la sua previsione. Un mix che dovrebbe creare le condizioni per un atterraggio morbido. Una nota di cautela riguarda i rischi percepiti dalla leadership statunitense: “Le preoccupazioni principali riguardano la legalità delle tariffe e la resilienza strategica della Cina, un tema che resta cruciale per l’equilibrio delle catene globali”.

Mercati e asset allocation: tecnologia ancora dominante, Europa debole

Sul fronte dei mercati, Chetouane ha sottolineato come gli utili delle società tecnologiche americane continuino a essere rivisti al rialzo, sospinti dal boom dell’intelligenza artificiale. Gli Stati Uniti, nel complesso, restano più solidi di Regno Unito ed Europa, dove “permane una debolezza strutturale”. Secondo Natixis IM Solutions, il 2026 sarà un anno in cui gli investimenti in capitale proprio torneranno centrali: “Sono essenziali per sostenere una crescita di lungo termine e mantenere un vantaggio competitivo”.

Investitori italiani prudenti, anche troppo

Per Alessandro Marolda, director advisory di Natixis IM Solutions, l’eccessiva prudenza degli italiani in tema di investimenti ha fin qui portato a perdere opportunità. “Anche in un contesto di forte rialzo dei mercati azionari, la propensione a investire in equity è rimasta molto bassa”, ha ricordato. I flussi del 2024 e del 2025 mostrano chiaramente questa dinamica: la maggior parte delle sottoscrizioni ha continuato a indirizzarsi verso Btp, obbligazioni a breve scadenza, prodotti hold to maturity e fondi monetari. “Mentre in Europa i flussi netti verso l’azionario sono stati positivi, in Italia abbiamo visto deflussi nei comparti multi-asset e nelle azioni”. Sul fronte dei fondi tematici lo scenario è sfaccettato: bene l’intelligenza artificiale, i big data, la sicurezza informatica e, in particolare, la difesa; molto più debole invece l’area della transizione energetica, che registra deflussi per il secondo anno consecutivo.

Mabrouk Chetouane, global head of market strategy di Natixis IM Solutions

Mabrouk Chetouane, global head of market strategy di Natixis IM Solutions 

Dal timore dell’inflazione alla paura della “bolla AI”

All’inizio del 2025, ricorda Marolda, la principale preoccupazione degli investitori era la protezione dall’inflazione e dai possibili crash di mercato. “Oggi lo scenario è completamente diverso: l’inflazione spaventa molto meno, mentre cresce il timore di una bolla nell’intelligenza artificiale”. La società di gestione, tuttavia, non considera realistico questo rischio: “Non vediamo una bolla AI. Ci saranno inevitabilmente vincitori e perdenti, ma la dinamica in atto non è paragonabile a quelle speculative del passato”.

Il vero elemento di vulnerabilità, secondo Marolda, è un altro: “La concentrazione degli indici è scesa ai livelli più bassi dal 2009. Pochissimi titoli stanno trainando il mercato e questo rappresenta un rischio sistemico per l’industria del risparmio gestito”, ha aggiunto Marolda.

Il portafoglio tipo per il 2026: più azioni e dollaro

Provando a delineare un portafoglio ideale per un investitore con profilo di rischio medio, Marolda ha indicato una direzione chiara: “Siamo sovrappesati sull’azionario, senza preferenze geografiche marcate. Nel 2026 ci sarà valore un po’ ovunque, grazie a un’inflazione stabilizzata e ai pacchetti fiscali in arrivo”. Nel lungo periodo, ha ricordato, l’azionario continua a sovraperformare l’obbligazionario, mentre la parte breve della curva dei bond svolge una funzione difensiva in un contesto di volatilità. “Manteniamo il dollaro in portafoglio”, ha aggiunto

La Cina resta invece un terreno da maneggiare con cautela: “La discesa dei prezzi immobiliari prosegue e, storicamente, questo ha un impatto molto rilevante sui portafogli. È un motivo sufficiente per adottare un approccio prudente”.


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