Crotone, un arresto e due interdizioni per la truffa dei corsi di sostegno
Si amplia l’inchiesta della Procura di Crotone sulla truffa dei corsi di sostegno, un arresto e due interdizioni per docenti coinvolti
CROTONE – Un altro arresto e due misure interdittive per altrettanti docenti coinvolti nell’inchiesta sulla truffa dei corsi di sostegno architettata dall’ex preside Ida Sisca. Si amplia l’inchiesta che la scorsa settimana aveva portato agli arresti dell’ex dirigente dell’istituto Pertini-Santoni e del genero Ernesto Calabretta, titolare del centro di formazione Unicrotone. Ai domiciliari finisce ora anche Giovanni Carbone 64 enne di Palmi, socio della Gea Training srls con sede a Roma, operante nel campo della formazione. L’accusa per lui è di corruzione e rivelazioni di segreti d’ufficio. Sospese dall’esercizio del pubblico ufficio, con divieto di svolgere attività di insegnamento, Francesca Arcuri (52), di Rocca di Neto, e Lucia Rita Muscò (64), di Crotone, entrambe in servizio al Pertini-Santoni. Devono rispondere, a vario titolo, di falso ideologico, concussione e truffa. Erano collaboratrici della preside arrestata. Arcuri, in particolare, era la vice dell’ex dirigente Sisca.
LA FIGURA CHIAVE
La gip Elisa Marchetto ha accolto la richiesta avanzata dal procuratore Domenico Guarascio e dalla sostituta Rosaria Multari al termine degli interrogatori di garanzia. Figura chiave dell’inchiesta è quella di Carbone che, tramite un incaricato di pubblico servizio non ancora identificato, sarebbe riuscito, anticipatamente, a svelare le risposte dei test preselettivi del concorso “Tfa sostegno” rivolto a docenti di scuole secondarie di secondo grado. Il concorso era stato bandito da Link Campus University, università non statale riconosciuta dal Mur, parte offesa nel procedimento penale. Per il ruolo di mediazione da lui svolto, Carbone avrebbe trattenuto in parte la somma di 5mila euro versata dai coindagati Sisca e Calabretta, quest’ultimo responsabile del polo didattico Ecampus di Crotone. I due, a loro volta, avrebbero rivelato le risposte, dietro corresponsione di somme di denaro, a numerosi candidati.
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L’OMBRA DELLA MASSONERIA
Secondo la gip, Carbone è «l’anello più delicato e cruciale» della catena corruttiva per la particolare «scaltrezza criminale» dimostrata. Per esempio, non comunicando al telefono con i coindagati, sarebbe riuscito a scongiurare l’identificazione del pubblico ufficiale infedele che aveva svelato le risposte. Nell’ordinanza di custodia cautelare, la gip ripercorre anche un precedente a carico di Carbone, coinvolto nell’operazione Diacono condotta dalla Procura di Vibo Valentia. In quel caso, secondo l’accusa, avrebbe sfruttato «collegamenti di tipo massonico» alterando l’esito di un concorso per accedere alla figura di ispettore scolastico.
PARZIALE CONFESSIONE
Diverso il ruolo delle docenti, per cui la gip ha ritenuto sufficiente la misura cautelare della sospensione per l’anno scolastico in corso. Muscò, in particolare, nel corso dell’interrogatorio ha reso «dichiarazioni parzialmente confessorie, pur negando di aver usato minacce o pressioni nei confronti dei commissari riottosi». A suo dire, avrebbe agito nel timore di ripercussioni da parte della «dispotica» preside Sisca, che «aveva ingenerato intorno a sé un clima di terrore», scrive la gip. Nella qualità di vicaria della dirigente, Muscò avrebbe attestato falsamente che la domanda di un candidato esterno agli esami integrativi per la maturità da geometra fosse stata presentata “per le vie brevi” in forma “regolare” e “come dovuta”.
MINACCE AI COMMISSARI
In realtà, secondo l’accusa, l’istanza era del tutto intempestiva. Inoltre, dopo che i professori commissari d’esame si erano rifiutati di assicurare la promozione “per forza”, Muscò avrebbe riportato la posizione della dirigente che minacciava di non rilasciare l’autorizzazione ad esercitare la libera professione per l’anno scolastico successivo qualora non avessero assicurato la promozione al candidato. Di fatto, avrebbe costretto i docenti a rinunciare alla loro imparzialità e a promuovere il candidato “protetto”.
SELEZIONE PILOTATA
La vicepreside Arcuri, invece, è finita nei guai per un falso verbale redatto quale componente della commissione per la valutazione delle domande di partecipazione alla selezione di 25 educatori professionali, chiamati a realizzare un progetto di sostegno ad alunni con disabilità. Avrebbe, cioè, attestato che le candidature erano pervenute nei termini previsti. Ancora, avrebbe attestato falsamente che una candidata era risultata idonea con il punteggio di 1.60 anche se non era stata valutata. La selezione sarebbe giunta all’esito di una concertazione tra la commissione e la preside sulla base di un curriculum mendace nemmeno allegato agli atti della procedura. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Arcuri ha negato gli illeciti. Ma, secondo la gip, non avrebbe saputo fornire una spiegazione alternativa a fronte del «copioso materiale intercettivo» che dimostrerebbe il suoi coinvolgimento.
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