Marche

«Non meritavo di essere trattato così»

ANCONA Piange il signor Franco Micheletti, di Sappanico. Novantadue anni compiuti ad ottobre e una battaglia con il cancro al pancreas ancora in corso, le sue lacrime bagnano l’orecchio anche se stanno dall’altro capo della cornetta. Piange e si sfoga mentre racconta della sua disavventura al Pronto soccorso dell’ospedale di Torrette, dove è rimasto per più di sei ore sdraiato sulle poltroncine della sala d’aspetto. In pigiama, come si arriva in pronto soccorso nel cuore della notte, con la cartella dei referti passati e un asciugamano come cuscino di fortuna.

La rabbia

«Non meritavo di essere trattato così» sussurra al telefono mentre singhiozza. La sua odissea è cominciata alle 23,45 di domenica scorsa, quando nel letto di casa ha avvertito che qualcosa non andava. «Sentivo il mio cuore battere veloce, ero andato in fibrillazione atriale» racconta il signor Franco. Era già capitato altre volte ma quando succede nel cuore della notte, ad una persona di 92 anni rimasta sola in casa con la moglie altrettanto anziana, è sempre terrorizzante. E mentre i battiti acceleravano ancora, Micheletti ha preso una decisione. «Alle 2,26 sono arrivato in pronto soccorso a Torrette» prosegue nella sua testimonianza. Gli orari sono tutti impressi nel referto rilasciato dai sanitari del nosocomio. Entrato in codice Azzurro, Micheletti è stato visitato per la prima volta alle 4,27. Due ore dopo, insomma. Gli fanno un prelievo, l’elettrocardiogramma. Trenta minuti dopo, dal pronto soccorso parte la chiamata al cardiologo di turno in reparto. Intanto, però, «mi hanno riportato in sala d’attesa». Dove aveva già trascorso 120 minuti, per inciso.

Il dolore

Con lui, solo la moglie. Il signor Franco riferisce dei dolori lancinanti provocati dai battiti del suo cuore, schizzati fino a 120 al minuto. La sua signora gli recupera un plaid da mettere sulle gambe. Non era la prima volta che andavano in pronto soccorso per un evento simile. «Io ho bisogno di un letto in questi casi, lo prevede la prassi. Mi fanno una flebo e poi monitorano» ricorda. Domenica, però, non è andata così. Ed il perché è presto detto. Anzi, scritto. Per ben due volte, sul referto rilasciato dall’infermiere, compare tra le note la dicitura: «Non posti letto per barrellare il paziente in tutto il pronto soccorso». Alla fine, alle 8,40, lo dimettono. Lo mandano a casa con una terapia farmacologica – «ma avevo ancora le fibrillazioni». Da Torrette esce verso le 9,30 e Micheletti poi prende la strada verso casa sua, a Sappanico. «Le scale le ho fatte strisciando» riferisce disperato. Per fortuna, poi, il batticuore se n’è andato.

La denuncia

Ma l’amarezza per il trattamento ricevuto, quella rimane.

La definisce «una esperienza infernale». E come altro la potrebbe chiamare una notte di malattia passata a sonnecchiare sulle poltroncine in freddo metallo di una sala d’attesa? Ribadisce Micheletti: «Non me lo meritavo questo trattamento, era una cosa seria. Ora voglio che lo sappiano tutti». Ed a giudicare dalla tempra, non saranno certo le 92 primavere che gli sono scivolate addosso a fermarlo.A




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »