Luana D’Orazio, assolto tecnico manutentore dall’accusa di omicidio colposo
Il Tribunale di Prato ha assolto con formula piena Mario Cusimano, il tecnico manutentore che era accusato di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele anti-infortunistiche nel procedimento sulla morte di Luana D’Orazio, l’operaia 21enne che aveva perso la vita il 3 maggio 2021 mentre lavorava all’interno dell’Orditura Luana di via Garigliano, a Montemurlo (Prato). Mario Cusimano si è sempre proclamato innocente e anche per questo, a differenza dei titolari di fatto e di diritto dell’Orditura Luana, Daniele Faggi e Luana Coppini, che hanno patteggiato rispettivamente due condanne a un anno e sei mesi e due anni di reclusione (con la sospensione condizionale della pena), lui ha scelto di farsi processare col rito ordinario. Il pubblico ministero Vincenzo Nitti aveva chiesto una condanna a due anni e otto mesi di reclusione.
Secondo gli accertamenti effettuati dal consulente nominato dagli inquirenti all’epoca delle indagine, l’ingegner Carlo Gini, l’orditoio per la campionatura al quale lavorava Luana D’Orazio aveva i dispositivi di sicurezza disattivati. L’incidente sarebbe avvenuto mentre il macchinario viaggiava ad alta velocità, una fase in cui le saracinesche di protezione dovrebbero rimanere abbassate. Ma non solo. Lo stesso macchinario era utilizzato in maniera non conforme.
La 22enne, infatti, secondo la perizia, rimase agganciata a una sbarra che sporgeva più del dovuto rispetto a quanto stabilito dal costruttore. Trascinata dentro al motore, tirata per la maglia, il corpo di D’Orazio girò per due volte “in un abbraccio mortale”, come scrisse Gini nella perizia. Dopo 7 secondi il compagno di lavoro intervenne spegnendo il macchinario. La giovane donna a quel punto era già morta a causa dello “schiacciamento del torace”. Il blocco del cancello di sicurezza dell’orditoio di D’Orazio, mamma di un bambino di 5 anni, avrebbe fruttato l’8% di produzione in più rispetto a un macchinario con il dispositivo di sicurezza integro. Una percentuale che però, secondo l’approfondimento disposto dalla procura di Prato, non avrebbe fruttato “alcun guadagno per l’azienda”, essendo quello un macchinario da campionatura.
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